Home Blog Page 2549

Start Up: le Entrate chiariscono i termini per la Participation exemption

0

La verifica relativa all’esercizio di impresa commerciale e il discrimine con la fase di start up, oltre che i rapporti tra il regime Pex e le società non operative, sono alcuni degli argomenti affrontati dalla circolare n.7/E.
Il documento chiarisce, inoltre, alcuni aspetti legati alle condizioni di esenzione in presenza di holding, alla sussistenza dell’holding period in caso di costituzione di diritti reali di garanzia e ai criteri di movimentazione delle partecipazioni da un comparto all’altro.
In particolare, per quanto riguarda le holding, vengono fornite precisazioni sull’applicazione del meccanismo del look trough e sulla verifica dei requisiti di esenzione nell’ipotesi di holding estere black list.
Cosa si intende per commercialità – Una delle tante questioni affrontate dalla circolare è quella della commercialità. Il documento chiarisce che si è in presenza
di “un’impresa commerciale” ai fini della participation exemption se la società partecipata risulta dotata di una struttura operativa idonea alla produzione e/o alla commercializzazione di beni o servizi potenzialmente produttivi di ricavi. Inoltre,
lo stesso requisito sussiste se l’impresa dispone della capacità anche solo potenziale di soddisfare la domanda del mercato nei tempi tecnici ragionevolmente previsti in relazione alle specificità dei settori economici di appartenenza.
Sì alla commercialità per la start up, se dopo arriva l’impresa – Il periodo di start up, anche se autonomamente non si configura come esercizio di attività commerciale, può assumere una connotazione commerciale ai fini Pex se viene seguito dallo svolgimento dell’attività d’impresa. In altri termini, c’è commercialità già nella fase di start up se la società partecipata, dopo aver ultimato le fasi preparatorie, ed essersi così dotata di un apparato organizzativo autonomo, inizia poi a svolgere l’attività per la quale è stata costituita.

Unioncamere: Molise e Sardegna fanalino di coda per il credito alle imprese

0

In Molise e in Sardegna il “rubinetto” del credito concesso alle imprese dalle banche è diventato due volte più stretto che nel resto d’Italia: nelle due regioni, infatti, supera il 5% la contrazione dei finanziamenti erogati dal sistema creditizio alle imprese tra giugno 2011 e giugno 2012, a fronte di un calo medio nazionale del 2,5%. In termini economici, le imprese italiane hanno ottenuto 978 miliardi di euro invece dei 1.003 concessi nello stesso periodo dell’anno precedente.
Tendenza contraria per il credito alle famiglie, aumentato in termini medi dell’1,2% tra giugno 2011 e giugno 2012, con punte del +1,7% in Lombardia e solo due regioni (Basilicata, -1,4% e Valle d’Aosta -0,5%) che presentano flessioni.

Le contrazioni più marcate del credito erogato alle imprese si sono verificate nel Nord Ovest (-3,4%) e nel Nord Est (-3,1%). Più disponibile alle esigenze del tessuto economico, invece, sembra essersi mostrato il sistema bancario al Mezzogiorno (-1,4%) e soprattutto al Centro
(-1%). Oltre al Molise (-5,4%) e alla Sardegna (-5,2%), diverse regioni segnano una riduzione superiore alla media. Tra queste, il Friuli Venezia Giulia (-4%), il Veneto e la Calabria (-3,9%), la Lombardia (-3,5%). Sul fronte opposto, a registrare un aumento dei crediti concessi le imprese di Valle d’Aosta (+1,1%), Sicilia (+0,4%), Abruzzo (+0,3%) e Lazio (+0,1%).
Per quanto riguarda i prestiti alle famiglie, gli incrementi più sostenuti si sono verificati, oltre che nel Lazio e in Lombardia (+1,7%), in Molise (+1,4%) e in Piemonte (+1,3%), mentre in diminuzione sono soltanto la Valle d’Aosta (-0,5%) e la Basilicata (- 1,4%).
Il peso degli impieghi delle imprese sul totale risulta, in Italia, appena sopra il 50%, ma supera ampiamente i 60 punti percentuali in diverse regioni del Centro-Nord. Al primo posto per incidenza dei finanziamenti alle imprese si incontrano il Trentino Alto Adige (69,6%), seguito dalla Valle d’Aosta (63,7%), dall’Umbria (63,3%) e dall’Emilia Romagna (63,1%). Da segnalare il dato dell’Abruzzo (61,4%), unica regione del Mezzogiorno in cui gli impieghi delle imprese raggiungono una incidenza sul totale superiore al 60%. Molto modesto risulta, infine, il dato del Lazio (30%), influenzato dal peso predominante degli impieghi della Pubblica Amministrazione nella Capitale.
Gli impieghi delle famiglie pesano invece mediamente per poco più di un quarto sul totale degli impieghi (26,1%), ma superano il 33% in tutte le regioni del Mezzogiorno, fatta eccezione per l’Abruzzo, dove si registra una netta prevalenza degli impieghi delle imprese.

Madri/lavoratrici: l’Inps fa scattare il voucher di 300 euro per baby sitter e asili nido

0

E’ pari a 300 euro al mese il contributo a cui avrebbero diritto le madri/lavoratrici per pagare baby sitter e asili nido. Lo prevede la legge di riforma del lavoro varata dal ministro Fornero e recepita nei giorni scorsi dall’Inps. La circolare n.48/2013, infatti, emanata dall’Istituto, chiarisce tutte le norme e le procedure per accedere al voucher. Si tratta di un supporto finanziario che le madri potranno avere a sostituzione del congedo parentale (in pratica o ci si avvale del permesso per accudire il proprio bimbo a casa o si usufruisce del bonus economico perchè le agevolazioni non sono cumulabili ne sfruttabili contemporaneamente) e che potrà valere solo per sei mesi. Per il momento si parla di una sperimentazione che durerà solo per il periodo 2013-2015.

Di seguito la circolare dell’Inps:

Circolare numero 48 del 28-03-2013

Energia: da aprile bollette dell’energia elettrica in calo dell’1%, il gas diminuisce del 4,2%

0

Dal prossimo mese di aprile le bollette dell’energia elettrica diminuiranno dell’1% (che si aggiunge al -1,4% di gennaio) e quelle del gas del 4,2%, con un risparmio complessivo di circa 60 euro su base annua, di cui 5 euro per l’energia elettrica e circa 55 euro per il gas. Lo ha deciso l’Autorità per l’energia nell’aggiornamento trimestrale per le famiglie e le piccole imprese servite in tutela. In diminuzione da aprile anche il prezzo del gpl che registra un calo dello 0,5% dopo il -1,6% di marzo e il -3,8% di febbraio.
La decisa riduzione della bolletta del gas – la prima dopo tre anni – riporta il prezzo della materia prima a valori inferiori a quelli di un anno fa (35 c € a metro cubo di oggi contro i circa 36 c € del 1° aprile 2012) grazie all’attuazione della prima fase della riforma del gas, introdotta dopo un’ampia consultazione pubblica. Con questo primo passo e il percorso previsto dalle successive fasi della riforma, si arriverà entro fine anno ad un calo di almeno il 7% della bolletta gas, con un risparmio complessivo di circa 90 euro a famiglia.
‘’Siamo di fronte a un passaggio netto, un momento di cesura che ha richiesto determinazione e rigore tecnico per progettare e avviare una riforma che consentisse di trasferire ai consumatori i benefici del mutamento di paradigma nei mercati del gas. Una riforma –ha sottolineato il Presidente dell’Autorità Guido Bortoni- che prende il via da un’idea semplice: partire dal prezzo del gas quale motore per l’efficientamento complessivo del settore energia in Italia”.
‘’Tutto ciò –ha proseguito- attraverso un percorso innovatore, strutturato in più fasi, con l’ ascolto delle parti coinvolte e nel rispetto della gradualità prevista dal decreto “Cresci Italia”; un decreto legge varato dal Governo nel gennaio 2012, convertito dal Parlamento nella legge n.27 del 2012, incipit alla riforma stessa”.
“Il calo delle bollette di oggi è il primo effetto concreto di questa riforma complessiva per trasferire ai consumatori i benefici derivanti dallo sviluppo di un mercato all’ingrosso del gas più concorrenziale in Italia, iniziato con l’avvio del mercato di bilanciamento di merito economico’’ ha concluso Bortoni. In uno scenario di forte contrazione della domanda di energia, il nuovo sistema di bilanciamento introdotto dall’Autorità nel dicembre 2011 ha contribuito – insieme ad altri interventi di regolazione e alle recenti regole europee sull’allocazione della capacità di trasporto e la gestione delle congestioni – alla riduzione dello spread con il resto d’Europa.
Tutto ciò ha portato alla discesa dei prezzi all’ingrosso rispettivamente del 20% per il gas e del 15% per l’energia elettrica prodotta da questa fonte, consentendo di arrivareda un lato all’attuale allineamento dei prezzi all’ingrosso del gas italiani con quelli europei e, dall’altro, alla forte riduzione del differenziale di prezzo nazionale-estero per l’energia elettrica.
In prospettiva, la riforma traguarda anche verso altri risultati che riguardano, in particolarela progressiva diminuzione del peso dei contratti di lungo termine nel prezzo della materia prima gas per le famiglie e il suo ‘disaccoppiamento’ da quello del petrolio.
Le delibere con gli aggiornamenti trimestrali per energia elettrica e gas sono pubblicate sul sito www.autorita.energia.it.
Gas naturale: l’aggiornamento trimestrale nel dettaglio
La principale novità introdotta dall’Autorità in questo aggiornamento riguarda il maggior peso dato ai prezzi spot che oggi sono più favorevoli rispetto ai prezzi dei contratti pluriennali. Di fatto, nel calcolo della componente materia prima (la cosiddetta quota energia QE), l’incidenza dei prezzi spot è stata aumentata dal 5 al 20% portando così le proporzioni fra prezzi di lungo termine e spot rispettivamente all’80% e al 20%, a fronte dei precedenti 95% e 5%.
Questo intervento ha consentito, nonostante le elevate quotazioni del petrolio (115 $/b il prezzo medio nei primi due mesi dell’anno), un calo del 7,2% della componente materia prima che rappresenta il 40% della bolletta, traducendosi quindi in una riduzione del 3,5% della spesa finale; un’ulteriore riduzione dello 0,7% della spesa totale deriva dalla diminuzione della componente relativa al servizio di stoccaggio (Qs) per effetto delle nuove procedure di assegnazione.
Nel dettaglio, dal 1° aprile, i prezzi di riferimento del gas saranno di 88,93 centesimi di euro per metro cubo, in calo di 3,85 centesimi di euro, tasse incluse, rispetto al trimestre precedente. Per il cliente tipo, ciò comporta una spesa di circa 1.245 euro su base annua, così suddivisa:
• 491 euro (pari al 39,40% del totale della bolletta) per la materia prima;
• 425 euro (34,17%) per le imposte che comprendono le accise (17,19%), l’addizionale regionale (2,28%) e l’IVA (14,70%);
• 59 euro (4,74%) per trasporto e stoccaggio;
• 171 euro (13,73%) per la distribuzione;
• 99 euro (7,97%) per vendita al dettaglio, commercializzazione all’ingrosso ed oneri aggiuntivi.
Queste condizioni di fornitura si applicano ai clienti domestici, ai condomini con consumi inferiori ai 200.000 Smc annui, alle utenze relative ad attività di servizio pubblico e per usi diversi, con consumi non superiori a 50.000 Smc annui.

Energia elettrica: l’aggiornamento trimestrale nel dettaglio
La riduzione dell’1% delle bollette dell’energia elettrica segue quella del I° trimestre 2013 (-1,4%) ed è determinata principalmente dal calo (-3,7% rispetto al trimestre precedente) della componente riferita alla produzione e alla commercializzazione dell’energia elettrica che ha contribuito con una variazione del -2,2% alla riduzione della spesa finale. Questa diminuzione è stata in parte controbilanciata dall’aumento degli oneri generali (+5,9%) che hanno determinato un incremento complessivo della spesa dell’1,2%.
In particolare, il fabbisogno totale 2013 relativo al conto A3 è stimato in oltre 13 miliardi di euro per far fronte agli incentivi e al piano di rientro del deficit accumulato negli anni precedenti per promuovere le fonti rinnovabili e assimilate.
Nel dettaglio, dal 1° aprile, il prezzo di riferimento dell’energia elettrica sarà di 18,936 centesimi di euro per kilowattora, con una diminuzione rispetto al trimestre precedente, di 0,191 centesimi di euro, tasse incluse. La spesa media annua della famiglia tipo sarà di circa 511euro così ripartiti (fig. 2)
• 270 euro (pari al 52,76% del totale della bolletta) per i costi di approvvigionamento dell’energia e commercializzazione al dettaglio;
• 75 euro (14,65%) per i servizi a rete (trasmissione, distribuzione e misura);
• 98 euro (19,23%) per gli oneri generali di sistema, fissati per legge.
• 68 euro (13,35%) per le imposte che comprendono l’IVA e le accise.
Gli oneri di sistema che si pagano con le bollette elettriche sono suddivisi in:
• incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate (componente A3, pari a circa il 90,61% degli oneri di sistema);
• regimi tariffari speciali per la società Rete Ferroviaria Italiana (componente A4, pari a circa l’2.22% degli oneri di sistema);
• oneri per la messa in sicurezza del nucleare e compensazioni territoriali (componente A2 e MCT, pari a circa il 3,01% degli oneri di sistema);
• compensazioni per le imprese elettriche minori (componente UC4, pari a l’0,87% degli oneri di sistema);
• sostegno alla ricerca di sistema (A5 pari a circa lo 0,32% degli oneri di sistema);
• copertura del bonus elettrico (componente As, pari allo 0,19% degli oneri di sistema);
• promozione dell’efficienza energetica (componente UC7 pari al 2,77% degli oneri di sistema).

Finanziamento bancario: se il contratto è firmato all’estero, nessun abuso di diritto

0

Non rientrano nell’abuso del diritto i contratti relativi a operazioni di finanziamento bancario, a medio e lungo termine, stipulati all’estero e destinati a produrre effetti giuridici in Italia. Ciò in quanto il luogo di sottoscrizione del contratto, in assenza di ulteriori elementi, non sembra rientrare nella definizione di abuso del diritto finora elaborata dalla giurisprudenza, che si realizza attraverso l’utilizzo distorto di strumenti giuridici finalizzato al risparmio d’imposta.
Il chiarimento è riportato nella risoluzione n. 20/E di oggi che precisa, inoltre, che diversa questione è quella del momento di “formazione” dell’atto, al fine di stabilire se tale momento si realizzi in Italia o all’estero.
Questi contratti ricadono, infatti, nell’ambito applicativo dell’imposta sostitutiva se l’atto pubblico o la scrittura privata autenticata sottoscritti all’estero non fanno che riproporre l’accordo già raggiunto, attraverso il consenso sugli elementi essenziali, in Italia. Un esempio può essere rappresentato dal contratto preceduto dalla scrittura privata semplice in base alla quale l’atto è da ritenersi formato “per iscritto nel territorio dello Stato italiano (art. 2 del Tur).
Adempimenti – Gli enti che effettuano le operazioni rilevanti ai fini dell’imposta sostitutiva devono dichiarare le somme sulle quali viene calcolata l’imposta e devono presentare due dichiarazioni, la prima relativa alle operazioni effettuate nel primo semestre dell’esercizio e la seconda relativa alle operazioni effettuate nel secondo periodo dell’esercizio stesso
La risoluzione è disponibile sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate, www.agenziaentrate.gov.it, all’interno della Sezione “Risoluzioni”.

Tirocini a 300 euro, Stato e Regioni fissano le Linee Guida

0

Arrivano norme chiare in materia di tirocini. Dopo la sentenza di illegittimità delle regole sui tirocini stabilite dalla legge Fornero, infatti, Stato e Regioni hanno firmato nei gironi scorsi un accordo per approvare delle Linee Guida sull’applicazione di questa forma di contratto. Già tempo fa la Corte Costituzionale dovette intervenire in materia in quanto la competenza sui tirocini spettava, per legge, esclusivamente alle Regioni, invalidando, di conseguenza, quanto stabilito dalla legge Fornero. Di fatto, però, sono ancora molte i Governi locali che ancora non hanno applicato delle direttive precise che regolamentino il sistema creando, così, un vero e proprio vuoto normativo. Ora temporaneamente colmato da questo Accordo di vertice che dà tempo alle Regioni fino al 24 luglio prossimo per recepire la legge 92/2012. Nel frattempo varranno comunque i principi generali concordati con questa intesa ma senza che si possano avviare le ispezioni del Ministero del Lavoro e le eventuali sanzioni per chi non rispettasse le norme: riqualificazione del tirocinio ad assunzione a tempo determinato e penale dai mille ai seimila euro.
In ogni caso, le Linee Guida fissano il limite massimo dell’indennità per il tirocinante a 300 euro lordi al mese con la possibilità per gli enti locali di alzare il tetto. Per quanto concerne il numero dei lavoratori inquadrati con questo tipo di contratto, ogni impresa potrà avere un tirocinante ogni 5 dipendenti con contratto a tempo determinato, due se i lavoratori sono tra i sei e i 20 e, nel caso di aziende di grandi dimensioni, i tirocini non potranno superare il 10% dei contratti a tempo indeterminato. Infine, il documento inquadra anche tre varianti di contratti: tirocini formativi e di orientamento per un massimo di 6 mesi (rivolti a chi, dopo aver conseguito un titolo di studio nell’ultimo anno); tirocini di inserimento e reinserimento per un massimo di 12 mesi (per disoccupati e cassintegrati); tirocini per disabili e soggetti svantaggiati per una durata massima di 24 mesi.

C.M.

In allegato il testo delle Linee Guida:

Linee Giuda Tirocini

La stangata d’estate costera’ alle Pmi fino a 25.700 €

0

Nei prossimi mesi di giugno e luglio i lavoratori autonomi e i piccoli imprenditori saranno costretti ad affrontare un vero e proprio “stress test” fiscale/contributivo. Le scadenze saranno numerosissime e riguarderanno i versamenti Inps, la tassa annuale di iscrizione alla Camera di Commercio, il pagamento della prima rata dell’Imu e della Tares, oltre all’autoliquidazione Irpef – che prevede il saldo 2012 e l’acconto 2013 – peseranno sulle tasche di questi contribuenti fino a 25.700 euro circa.
Le simulazioni sono state realizzate dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre che ha preso in esame 4 diverse tipologie aziendali. Ecco i risultati:
un commerciante pagherà tra i 4.452 e i 4.676 euro;
un artigiano tra i 6.948 e i 7.206 euro;
una società di persone con 2 soci e 4 dipendenti tra i 17.733 e i 18.409 euro
una società di capitali con 2 soci e 10 dipendenti tra i 25.401 e i 25.737 euro.
In queste 4 elaborazioni l’Ufficio studi della CGIA ha calcolato i possibili esborsi che i titolari di queste aziende dovranno farsi carico, considerando due scenari.
Nel primo sono state utilizzate le aliquote medie dell’IMU e delle addizionali IRPEF, nonchè la maggiorazione della TARES pari a 0,3 euro al metro quadrato.
Nel secondo, invece, si è immaginato uno scenario più pessimistico rispetto al precedente, ipotizzando che le Regioni e gli Enti locali elevino sino al valore massimo consentito le aliquote dei tributi interessati da questa scadenza e che la maggiorazione della TARES si attesti a 0,4 euro al metro quadrato.
“In una fase in cui le piccole e micro imprese sono sempre più stressate dal fisco e a corto di liquidità – esordisce il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – l’appuntamento fiscale di inizio estate rischia di spingerne moltissime fuori mercato. Per questo invitiamo i leader politici a trovare un accordo, affinchè si costituisca in tempi brevi un Governo che affronti le emergenze economiche che sono sul tappeto. Mi riferisco alla necessità di alleggerire l’impatto economico che avrà la nuova tassa sull’asporto rifiuti (Tares) e di scongiurare l’aumento dell’Imu sui capannoni, altrimenti molti piccoli imprenditori saranno costretti, loro malgrado, a chiudere definitivamente i cancelli o le saracinesche delle proprie attività. Inoltre, bisogna assolutamente evitare che dal 1° luglio si verifichi l’aumento dell’aliquota Iva dal 21 al 22%. Se ciò non avverrà, i consumi subiranno un’ ulteriore contrazione, penalizzando proprio le piccolissime imprese che vivono quasi esclusivamente della domanda interna. Infine, bisogna immettere liquidità al sistema economico, agevolando l’accesso al credito e sbloccando da subito i 70 miliardi di pagamenti che la Pubblica amministrazione deve alle imprese”.

Bundesbank: italiani più ricchi dei tedeschi. Almeno a guardare i patrimoni

0

Non ci avremmo scommesso neanche un centesimo, ma uno studio della Bundesbank la Banca centrale tedesca, ci smentisce categoricamente: gli italiani sono più ricchi dei tedeschi almeno rispetto ai patrimoni.

Uno studio della Banca centrale teutonica che ha preso in considerazione 3.600 famiglie tra settembre 2010 e luglio 2011, è inequivocabile in tali senso. Il patrimonio medio netto degli italiani è più del triplo di quello dei tedeschi e si attesta rispettivamente a 163.900 euro per famiglia a fronte dei “miseri” 51.400 euro per quelle della solida e ricca Germania.

Meglio degli italiani in questa speciale graduatoria si collocano gli spagnoli con 178.300 euro mentre i a 113.500 dei francesi.

I motivi che spiegano questa vera e propria sorpresa, specie se si confrontano i dati dei redditi pro capite stanno nel fatto, sempre secondo la Bundesbank, che la media tedesca è appesantita dall’est del Paese, dove i redditi sono ancora molto più bassi che all’ovest, nonostante siano trascorsi oltre 22 anni dalla riunificazione. Un’altra differenza tra tedeschi e italiani che incide sui patrimoni sarebbe l’abitudine di vivere in affitto, piuttosto che comprare casa.

Per la verità la Banca tedesca non ha compreso nelle analisi dei patrimoni dei tedeschi alcune voci, come i fondi accantonati per le pensioni integrative.

Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, se questi dati sorprendono perché c’è una percezione diffusa a considerare più solida l’economia tedesca, dovrebbero farci riflettere sulla circostanza che il Nostro Paese in fondo è uno Stato ricco sul quale però da anni latitano politiche efficaci per lo sviluppo e per il lavoro.

Lavoratori stagionali extra UE: la presentazione delle domande per il nulla osta sul sito del Ministero dell’Interno

0

Trentamila ingressi programmati fino al 31 dicembre. Procedura semplificata: il contratto di soggiorno ai fini della comunicazione. A partire dalle 8 di ieri mattina è possibile inoltrare sul sito del Ministero dell’Interno le domande per il nulla osta per la chiamata di lavoratori stagionali extra UE. Tale procedura è resa possibile dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale 71/2013 del decreto flussi, ossia il provvedimento ministeriale che stabilisce «la programmazione transitoria dei flussi di ingresso nel territorio dello Stato per lavoratori non comunitari stagionali per l’anno 2013».

Come già negli anni passati le istanze devono essere inviate per il tramite del sito del ministero dell’Interno, utilizzando la procedura che è reperibile all’indirizzo https://nullaostalavoro.interno.it/Ministero/index2.jsp

Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sottolinea che le domande possono essere trasmesse al Viminale fino al 31 dicembre prossimo.

Il decreto, inoltre,ha stabilito le quote per paese di provenienza, prevedendo un massimo complessivo di 30 mila cittadini stranieri provenienti da paesi extraUE tutti per lavori subordinati stagionali.

Di seguito i Paesi da dov’è possibile l’ingresso regolato dal decreto flussi:

Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Croazia, Egitto, Repubblica delle Filippine, Gambia, Ghana, India, Kosovo, Repubblica ex Jugoslava di Macedonia, Marocco, Mauritius, Moldavia, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Ucraina, Tunisia.

Peraltro, è opportuno ricordare che nell’ambito della quota delle 30 mila unità, vi è una quota riservata a 5 mila lavoratori non comunitari che abbiano fatto ingresso in Italia per prestare lavoro subordinato stagionale per almeno due anni consecutivi e per i quali il datore di lavoro presenti richiesta di nulla osta pluriennale per lavoro subordinato stagionale.

Proprio per la semplificazione della procedura, si ricorda che la sottoscrizione del contratto di soggiorno risulta essere valida ai fini della comunicazione obbligatoria.

CORRUZIONE, CONTRIBUENTI.IT: ITALIA + 69% NEL 2013, PRIMATO EUROPEO

0

L’Italia e’ il Paese europeo con la più alta corruzione, ed è cresciuta del 69% nel periodo febbraio 2012 – febbraio 2013, raggiungendo un giro d’affari di 64MLD di euro all’anno. Lo rileva un’indagine del Centro Studi e Ricerche Sociologiche “Antonella Di Benedetto” di Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it Magazine dell’ Associazione Contribuenti Italiani, che ha elaborato dati economico-statistici dei singoli stati europei. Dopo l’Italia, nella lista nera figurano la Bulgaria con +66%, la Romania con +63%, l’Ungheria con + 55%, la Polonia con +51%, la Slovenia con +46%, il Portogallo con +43%, la Spagna con + 42%, Cipro con +40% e l’Estonia con + 38%. Fanalino di coda la Francia con + 12%, l’Austria con + 12%, la Germania con +10%, il Lussemburgo con + 8%, l’Olanda con +5%, la Norvegia con +1%, la Svezia con -2%, la Norvegia con -5%, chiude la Danimarca con -12%.
A livello territoriale, in Italia la corruzione è aumentata del +73% nel Nord Est, del +70% nel Centro, del +68% nel Nord Ovest, del +65% nel Sud e del +62% nelle Isole.
“La corruzione e l’equità fiscale sono i principali problemi che affliggono i contribuenti – afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – Non si può combattere l’evasione fiscale se non si sradica la corruzione diffusa che si registra nel nostro Paese. La corruzione genera un danno diretto alla nostra economia con costi insostenibili per le imprese italiane ed allontana le imprese straniere dall’investire nel bel Paese”.