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EPSO: bando per funzionari amministratori nel settore dell’Audit, 121 posti disponibili

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L’Ufficio europeo di selezione del personale – EPSO ha pubblicato un bando di concorso generale, per l’assunzione di nuovi funzionari amministratori nel settore dell’Audit (grado AD 5 e AD 7). I posti disponibili sono 121 (84 per il grado AD 5 e 37 per il grado AD 7) e le risorse selezionate lavoreranno presso la Commissione europea a Bruxelles e la Corte dei conti europea a Lussemburgo. Per partecipare alle selezioni, è necessario iscriversi per via elettronica collegandosi al sito dell’EPSO entro le ore 12 del giorno 12 giugno 2019.

Requisiti generali:
-godere dei diritti civili in quanto cittadini di uno Stato membro dell’UE;
-essere in regola con le norme nazionali vigenti in materia di servizio militare;
-offrire le garanzie di moralità richieste per l’esercizio delle funzioni da svolgere.

Requisiti linguistici
I candidati devono conoscere almeno 2 lingue ufficiali dell’UE, la prima almeno al livello C1 (conoscenza approfondita) e la seconda almeno al livello B2 (conoscenza soddisfacente):

lingua 1: la lingua utilizzata per i test a scelta multipla su computer;
lingua 2: la lingua utilizzata per la selezione in base ai titoli, le prove dell’Assessment center e le comunicazioni tra l’EPSO e i candidati che hanno presentato un atto di candidatura valido. Questa deve necessariamente essere o l’inglese o il francese.

Qualifiche ed esperienze professionali
Per il Grado AD 5:

-formazione universitaria di almeno 3 anni attestata da un diploma nel settore dell’audit, dell’economia, della contabilità, delle finanze, del diritto, della gestione aziendale e/o dell’informatica;
-oppure una qualifica professionale di livello equivalente agli studi di cui sopra nel settore dell’audit, dell’economia, della contabilità, delle finanze, del diritto, della gestione aziendale e/o dell’informatica.

Per il Grado AD 7:

-formazione universitaria completa di almeno 4 anni attestata da un diploma di laurea, seguita da un minimo di 6 anni di esperienza professionale attinente , di cui almeno 3 anni nel settore dell’audit;
-oppure una qualifica professionale di livello equivalente, seguita da un minimo di 6 anni di esperienza professionale pertinente , di cui almeno 3 anni nel settore dell’audit;
-oppure formazione universitaria di almeno 3 anni attestata da un diploma di laurea, seguita da un minimo di 7 anni di esperienza professionale pertinente , di cui almeno 4 anni nel settore dell’audit;
-oppure una qualifica professionale di livello equivalente, seguita da un minimo di 7 anni di esperienza professionale pertinente , di cui almeno 4 anni nel settore dell’audit.

BANDO

ASP Fidenza : Bando per 16 OSS

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L’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona “Distretto di Fidenza”, nella provincia di Parma, ha pubblicato un bando di concorso per la selezione di 16 unità di personale nel ruolo di Operatore Socio Sanitario. La domanda di partecipazione deve essere presentata entro il 13 giugno 2019. Si precisa che 2 dei posti a concorsi sono destinati al personale dipendente dell’Azienda.


Requisiti
I candidati al concorso possono presentare la domanda solo se in possesso dei seguenti requisiti:
-cittadinanza italiana o cittadinanza di uno degli Stati membri dell’UE o cittadinanza tra quelle indicate sul bando;
-età non inferiore a 18 anni e non superiore tra quelle previste per il collocamento a riposo;
-idoneità psico-fisica all’impiego;
-posizione regolare nei riguardi degli obblighi militari;
-patente di guida della categoria B;
-godimento dei diritti civili e politici;
-assenza di condanne penali o di procedimenti penali in corso;
-non essere stati destituiti o licenziati o dispensati o dichiarati decaduti da un impiego presso pubblica amministrazione;
-conoscenza della lingua inglese;
-conoscenza delle più diffuse applicazioni informatiche;
-licenza media;
-attestato di qualifica di “Operatore Socio Sanitario” rilasciato o riconosciuto dalla Regione Emilia Romagna o attestato equivalente rilasciato da Enti di altre Regioni;
-eventuali titoli posseduti che danno diritto a fruire della precedenza o preferenza con altri concorrenti.

BANDO E DOMANDA

50 anni di Bal do Sabre: arriva il film documentario di Sandro Bozzolo

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L’appartenenza alla variegata famiglia delle danze di spadonari, preziose testimonianze culturali spesso legate ad antichissimi riti propiziatori per la fertilità della terra, o l’affinità alla cosiddetta Schwarttanz dei paesi germanici in virtù della presenza di alcuni elementi similari come la catena, la rosa, il cerchio e la treccia. Basterebbero queste due brevi constatazioni per sottolineare il valore antropologico rivestito dal Bal do Sabre, “il ballo delle sciabole” che negli ultimi cinquant’anni ha proiettato il piccolo borgo di Bagnasco ben oltre i confini nazionali.

Un coinvolgente intreccio tra leggenda e simbologia tradizionale, con rimandi più profondi al fluire del tempo, alla vita dopo la morte, alla primavera che succede all’inverno, al figlio che subentra al padre, all’adolescente che abbandona l’infanzia per diventare uomo. C’è questo e molto altro nella danza armata bagnaschese, dove la spada non simula alcuna figura di combattimento ma lega in una forma di mutua assistenza le evoluzioni dei danzatori, del giullare e degli altri partecipanti. Un amalgama interculturale che nel 2018 ha spento cinquanta candeline e che oggi rivive grazie all’arte documentaristica e cinematografica di Sandro Bozzolo.

“Bal do Sabre. 50 anni di storia” è infatti il titolo del nuovo lungometraggio diretto dal regista violese che verrà presentato in anteprima assoluta venerdì 14 giugno prossimo alle ore 21.00 in Sala San Giacomo a Bagnasco.

Un lavoro fortemente voluto dal progetto “D’Acqua e di Ferro” (ideato dall’Unione Montana Alta Val Tanaro e pensato proprio per valorizzare le peculiarità turistiche, culturali e storiche del territorio) e finanziato dalla Compagnia San Paolo di Torino, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, con la collaborazione del Gruppo Folkloristico del Bal do Sabre stesso. Un momento di alta promozione culturale, insomma, che persino per la semplice locandina può fregiarsi di un’interpretazione pittorica del maestro cebano Tanchi Michelotti. Ingresso libero.

Per informazioni: [email protected].

A maggio 2019 il settore statale mostra un fabbisogno di 900 milioni di euro

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Nel mese di maggio 2019 il saldo del settore statale si è chiuso, in via provvisoria, con un fabbisogno di 900 milioni, in diminuzione di circa 7.000 milioni rispetto al corrispondente mese dello scorso anno (7.943 milioni). Il fabbisogno dei primi cinque mesi dell’anno in corso presenta un valore pari a 32.525 milioni, in riduzione di circa 5.500 milioni rispetto a quello registrato nel periodo gennaio-maggio 2018. Sul sito del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato è disponibile il dato definitivo del saldo del settore statale del mese di aprile 2019. Commento Il risultato del mese di maggio 2019 ha beneficiato, dal lato degli incassi, di un aumento di circa 3.400 milioni dovuti, quasi esclusivamente, al pagamento dei premi INAIL in autoliquidazione 2018-19, slittato da febbraio a maggio sulla base di quanto disposto dalla Legge di Bilancio per il 2019 al fine di consentire all’Istituto l’applicazione delle nuove tariffe dei premi oggetto di revisione come previsto dalla Legge di Bilancio per il 2019. Al risultato positivo ha contribuito una contrazione dei pagamenti di circa 3.600 milioni, dovuta principalmente alla minore spesa per stipendi (-1.000 milioni) rispetto all’anno precedente, anno in cui sono stati pagati gli arretrati per i rinnovi contrattuali, e alle minori spese delle amministrazioni centrali (-900 milioni). La spesa per interessi sui titoli di Stato presenta un lieve aumento rispetto all’anno precedente per circa 230 milioni.

La delocalizzazione non è più di moda

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Recentissimi dati Istat segnalano un’inversione di tendenza, la delocalizzazione non è più indispensabile, infatti, nel periodo 2015-2017, circa 700 imprese, il 3,3% delle grandi e medie imprese industriali e dei servizi, hanno trasferito all’estero attività o funzioni aziendali precedentemente svolte in Italia, percentuale nettamente inferiore a quella registrata nella precedente indagine, riferita al periodo 2001-2006, quando era pari al 13,4%, il ridimensionamento del fenomeno è a livello europeo.

Delocalizza all’estero il 5,6,% delle grandi imprese contro il 2,9% delle medie e il 4,6% delle imprese appartenenti a gruppi contro lo 0,6% delle imprese indipendenti, il 69,3% ha trasferito attività o funzioni di supporto dell’attività principale, il 43,4% l’attività principale, le funzioni più rilevanti trasferite sono i servizi amministrativi, contabili e gestionali (37,4%), il marketing, le vendite e i servizi post-vendita, inclusi i centri assistenza e i call center (21,2%) e i servizi informatici e di telecomunicazione (10,2%).

Il 59,6% dei trasferimenti si indirizza verso paesi Ue a 28 e riguarda funzioni di supporto all’attività principale, mentre nell’ambito dei paesi extra-europei, quote significative di trasferimenti sono orientate verso India (8,7%), Stati Uniti, Canada (5,7%) e Cina (5,6%).

La riduzione dei costi incide in modo significativo nelle scelte delle imprese industriali per il trasferimento all’estero; dalla riduzione del costo del lavoro (fattore considerato “abbastanza importante” o “molto importante” dal 62,2% delle imprese), la riduzione di altri costi d’impresa (48,8%) e la necessità di concentrare in Italia le attività strategiche di “core business” (40,2%).

Il 30% delle imprese internazionalizzate affrontano ostacoli importanti che riguardano la difficoltà a trasferire personale all’estero, ostacoli legali o amministrativi (29,7%) e la necessità di operare a stretto contatto con i clienti (29,2%).

Oltre 1.000 imprese (il 5% di grandi e medie aziende industriali e dei servizi) hanno trasferito in Italia attività o funzioni aziendali precedentemente svolte all’interno dell’impresa, anche in questo caso, come per l’internazionalizzazione, sono maggiormente le grandi imprese (7,4%) e le imprese appartenenti a gruppi (5,8%) a trasferire attività al di fuori dell’impresa stessa. Nell’industria, il 55,4% delle imprese dichiara di aver delocalizzato l’attività principale e il 64,5% le attività di supporto; percentuali che sono rispettivamente pari a 35,7% e 97,3% nei servizi.

Lo 0,9% delle imprese ha dichiarato di aver trasferito in Italia, nel triennio 2015-2017, attività, precedentemente, svolte all’estero, ostacolo al trasferimento in Italia;la riduzione della pressione fiscale (l’84,5% delle imprese), politiche per il mercato del lavoro (79%), politiche di offerta localizzativa (75,5%) e incentivi per l’innovazione, Ricerca e Sviluppo (70,9%) e per le imprese industriali i finanziamenti per l’acquisto in macchinari (76,9%).

Alfredo Magnifico

Salute: quasi la metà degli italiani è in sovrappeso, uno su 10 è obeso

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Sono 24 milioni gli italiani in sovrappeso. Praticamente ha la pancetta quasi un cittadino su 2 del Belpaese. Addirittura 6 milioni di persone sono affette da obesità (un italiano su 10) e più di un connazionale su 20 è diabetico (5,4%). A snocciolare i dati, basandosi su dati dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Istat, è l’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche (www.upda.it), unica istituzione professionalizzante che oggi forma gli «analogisti» in Italia.

Complessivamente, il 40% dei maggiorenni è in sovrappeso, soprattutto gli uomini (44%) ma anche le donne (36%), con differenze sul territorio che confermano un gap Nord-Sud, in cui le regioni meridionali presentano la prevalenza più alta di persone in sovrappeso (Basilicata 53%, Campania 48% e Sicilia 47%) oppure obese (Molise 15%, Puglia 14% e Abruzzo 13%).

Nel Nord Italia, invece, la situazione è diversa, soprattutto in Trentino-Alto Adige, dove ad essere in sovrappeso è solo il 26% della popolazione e gli obesi sono appena il 7%. Ed è ottima la situazione anche in Valle d’Aosta dove il sovrappeso riguarda solo il 29% dei cittadini e in Lombardia dove gli obesi sono fermi all’8%.

Ma i dati sono comunque allarmanti. «E, per di più, le diete dimagranti senza la necessaria forza di volontà sono risultate essere fallimentari nel contrastare il problema» puntualizza Samuela Stano, presidente dell’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche (www.upda.it).

Nel 90% dei casi, infatti, i soggetti che si sottopongono ad una dieta riprendono nell’arco di appena 6 mesi il peso che avevano precedentemente perso. Per questo si spiega ora il boom che, con l’avvicinarsi dell’estate e della «prova costume», stanno riscontrando le Discipline Analogiche.

«Attraverso di esse si può imparare a pensare diversamente su come e cosa si mangia e riuscire a separare il cibo dalle emozioni» spiega Samuela Stano.

Le Discipline Analogiche aiutano a ripristinare il benessere psicofisico, consolidano la forza di volontà e consentono di scegliere alimenti più sani senza rinunciare al buon cibo.

Questi i motivi principali per cui sempre più italiani per dimagrire si affidano agli «analogisti», i nuovi operatori del benessere, formati nelle Discipline Analogiche, il cui obiettivo primario è quello di migliorare la qualità della vita delle persone, lavorando sui meccanismi che regolano l’inconscio e l’emotività dell’individuo.

«Tramite queste tecniche, legate anche all’ipnosi, si può riacquisire una reale possibilità di scelta di ciò che si mangia» puntualizza lo psicologo Stefano Benemeglio (www.stefanobenemeglio.com), padre delle Discipline Analogiche.

Altrimenti le diete non funzionano. E, dopo il boom degli anni passati, fanno flop anche le palestre e i centri estetici. Inutile perfino il «fai da te» con i fanghi e gli altri prodotti dimagranti che erano così in auge nel passato, ma che hanno sempre dimostrato una scarsità di risultati.

Invece, quando si opta per una «dieta ipnotica», come viene definita la dieta basata sulle Discipline Analogiche, non si può fallire: un esperto di ipnosi si siede insieme alla persona per capire le sue abitudini alimentari e gli inneschi mentali che generano gli impulsi verso il cibo. Il professionista fa quindi uso di tecniche di comunicazione analogica per creare un programma personalizzato attraverso il quale è possibile imparare a guardare al cibo in un modo diverso.

Quindi la miglior dieta dell’estate 2019 è quella ipnotica? «Sarebbe più appropriato chiamarla dieta analogica, perché l’ipnosi è solo uno degli strumenti che abbiamo a disposizione. L’infallibilità del metodo risiede invece proprio nelle discipline analogiche, che abbiamo sviluppato basandoci su 54 anni di studi, ricerche ed esperimenti del fondatore di queste discipline, lo psicologo Stefano Benemeglio» risponde Samuela Stano.

«I nostri analogisti -prosegue la dottoressa Stano- possono aiutare chiunque a riprogrammare le abitudini alimentari al fine di non sentire il bisogno di cibo in determinate circostanze». Attraverso una «consulenza analogica» è infatti possibile imparare a pensare diversamente su come e cosa si mangia, riuscendo così a separare il cibo dalle emozioni.

«E lo stesso si può fare per il fumo, per chi vuole essere aiutato ad uscire dalla schiavitù delle sigarette» conclude il presidente dell’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche (www.upda.it).

Politica/ A Bruxelles tutti contro i sovranisti

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A Bruxelles tutti uniti contro i sovranisti. L’idea dei partiti ‘tradizionali’ è una meticolosa costruzione per impedire l’accesso alle cariche apicali dell’Europarlamento (presidenze di commissione, vicepresidenze d’aula) agli eurodeputati che non rispettassero lo spirito dei trattati. L’obiettivo è di tenere fuori i leghisti di Matteo Salvini e lepenisti francesi, ma anche gli eletti di Fratelli d’Italia, i tedeschi dell’ultradestra tedesca Afd, i nazionalisti spagnoli di Vox. E’ il cordone sanitario, che socialisti e liberali stanno costruendo con l’appoggio del Ppe, mentre tra mille tensioni interne ai gruppi tenta di prendere forma la maggioranza per la legislatura 2019-2024.
Intanto il 25 giugno scade il termine per presentare i nuovi gruppi e sulle nomine è tutto in alto mare. Il vertice a sei tra il premier belga Charles Michel, Sanchez, il liberale olandese Mark Rutte, il socialista portoghese Antonio Costa, il Popolare croato Andrej Plenkovic e il Popolare lettone Krisjanis Karins non ha portato a soluzione.

Si tenta di chiudere entro il 2 luglio, quando l’Europarlamento dovrà eleggere il presidente d’aula. Per questo non è escluso un ennesimo vertice il 30 giugno, se il Consiglio Europeo del 20 e 21 non dovesse concludersi con un altro nulla di fatto. Altrimenti il Parlamento eleggerà il suo presidente e i capi di Stato dovranno adeguarsi

Telefonia/ Fatturazione a 28 giorni, Tim propone una soluzione compensativa

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Dopo il ‘caso’ della fatturazione delle bollette a 28 giorni, la TIM ha proposto un piano di storno ai clienti che le hanno pagate. Con un comunicato sul proprio sito ufficiale,ha presentato la proposta: sei mesi gratuiti di un servizio a scelta per la linea fissa di casa. Riocrdiamo il parere contrario del Consiglio di Stato alla sospensiva richiesta da alcuni operatori telefonici (oltre a TIM, sono protagonisti della vicenda anche Fastweb, Vodafone e Wind) sulla questione della fatturazione a 28 giorni. Il 21 maggio 2019 il Consiglio di Stato ha invitato gli operatori telefonici a preparare un piano di storno per compensare gli utenti che hanno pagato le bollette a 28 giorni.
Per bloccare le bollette a 28 giorni è stato necessario sia l’intervento dei giudici amministrativi sia della politica, con il varo di una legge che impedisce la fatturazione ogni quattro settimane.
L’utente potrà decidere di attivare il servizio che preferisce e alla fine dei sei mesi verrà disattivato automaticamente senza nessun costo aggiuntivo. Accettando la proposta di TIM, il cliente rinuncia al diritto di richiedere la restituzione dei giorni erosi con la fatturazione a 28 giorni, cioè non potrà avere un rimborso in denaro. Chi non vuole accettare la proposta di TIM potrà continuare la propria battaglia utilizzando i canali conciliativi.

Roma/ ‘Censurato’ lo striscione del sindacato su Salvini e Di Maio

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Uno striscione con due battute ironiche, bloccato però dalla Digos, secondo quanto sostiene il segretario generale della Uil Flp, Michelangelo Librandi, che ha denunciato il blocco dello striscione.
«Volevamo mettere lo striscione al Pincio questa mattina ma ci hanno bloccato perché troppo grande. Abbiamo poi provato a metterlo per strada ma è intervenuta la Digos, dicendo che visto che questo striscione era contro i due vicepremier non poteva essere aperto. Era una striscione solo ironico. Non mi sembra – sottolinea- che ci sia nulla di offensivo».

«Spero che la vicenda dello striscione `vietato´ alla manifestazione di oggi non sia vera o frutto di un equivoco, altrimenti sarebbe un fatto gravissimo da chiarire con estrema urgenza», scrive su Twitter il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando.

Economia/ Il ministro Tria boccia i mini Bot

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Il Ministro dell’Economia Giovanni Tria boccia l’idea sponsorizzata dalla Lega che ha chiesto di prendere in considerazione l’emissione dei cosiddetti mini-Bot (Bot di piccolo taglio e senza scadenza).
Da Fukuoka, in Giappone, dove si trova per il G-20 dei ministri delle Finanze, Tria si accoda a Mario Draghi e affonda i mini-Bot.
“Sarebbe illegale o inutile che l’Italia emettesse obbligazioni per pagare i suoi fornitori, perché queste banconote violerebbero le regole della moneta europea o si aggiungerebbero al massiccio debito pubblico del paese”, ha dichiarato.