Coronavirus, Fontana e i sindacati contro il decreto-Conte

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Attilio Fontana è contrariato nel leggere la lunga lista di attività che resteranno aperte dopo il decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. In un’intervista al Corriere della Sera il governatore lombardo non nasconde la sua delusione: “Mi sembra un po’ riduttivo – spiega – rispetto alle misure che avevamo predisposto noi. Perché non chiudere tutti gli studi professionali, gli uffici pubblici e gli alberghi? E i cantieri edili? Avevamo anche il consenso dell’associazione dei costruttori! E il divieto di andare nelle case di vacanza? Qualcuno mi deve spiegare il perché. Hanno detto che c’è il consenso di tutte le Regioni, ma se è così manca quello della Lombardia”.

Il primo giorno della serrata totale di tutte le attività produttive non essenziali si è aperto con le proteste dei sindacati contro il governo. Sotto accusa il fatto che nel provvedimento siano state inserite ulteriori aziende da tenere aperte, nonostante il pre-accordo di sabato pomeriggio non le avesse previste.

“Cgil, Cisl e Uil invitano categorie e Rsu”, si legge in un Tweet del sindacato Cisl, “appartenenti ai settori aggiunti nello schema del decreto che non rispondono alle caratteristiche di attività essenziali a mettere in campo iniziative di lotta e mobilitazione fino alla proclamazione dello sciopero generale“