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Assegnati 1,6 miliardi di euro agli Enti di Ricerca

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FOTO DI REPERTORIO

Ammontano ad oltre 1,6 miliardi di euro le risorse che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca metterà a disposizione degli Enti e delle Istituzioni di Ricerca.

Dopo il parere favorevole espresso dalle Commissioni di Camera e Senato infatti, il Ministro Francesco Profumo ha firmato lo schema di decreto di riparto del “Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca finanziati dal Ministero” (FOE).

Per il 2011, lo stanziamento iniziale del FOE ammonta a 1,794.212.530 euro. Di questi, 14 milioni di euro sono stati assegnati alla Società Sincrotone di Trieste S.p.A e 125.097.877 euro, il 7% dello stanziamento complessivo, sono stati riservati alla quota che sarà distribuita agli Enti sulla base di specifici criteri di merito e qualità dei progetti sviluppati.

La somma rimanente, pari 1,655.114.653 miliardi di euro, è stata dunque ripartita tra i dodici enti di ricerca e distribuita tenendo conto degli impegni che ciascun ente ha assunto per la realizzazione dei Progetti Bandiera. Da quest’anno, infatti, all’interno del Programma Nazionale della Ricerca (PNR) 2011-2013 sono stati individuati specifici progetti, definiti appunto “Progetti Bandiera”, attraverso cui orientare il sistema della ricerca nei settori più strategici per lo sviluppo del nostro Paese. Ai Progetti Bandiera è riservato l’8% delle risorse complessive del Fondo, in funzione di un profilo pluriennale di spesa.

Italia unita ma non a tavola per la dieta povera dei pensionati

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Gli esperti hanno lanciato l’allarme che una dieta povera sta interessando milioni di pensionati a rischio di sviluppare patologie croniche.

La ricerca ha trovato una sconcertante 97% della gente tra la fascia di età tra 65 anni o più che non riescono a soddisfare il loro apporto giornaliero di vitamina raccomandato.

I medici dicono che questa dieta povera esporrà molti anziani in futuro a gravi problemi di salute, che potrebbero essere facilmente evitati con una sana dieta equilibrata.

La ricerca, pubblicata nel giornale inglese “Nutrizione & scienza dell’alimentazione” chiamata “ Il ruolo di micronutrienti in un invecchiamento sano”, è stata effettuata da dietista indipendente il Dr Carrie Ruxton.

Secondo le risultanze delle indagine, più del 40% di quella fascia di età e quasi la metà (47 %) degli over-75, hanno patologie che limitano le loro capacità di svolgere le attività quotidiane.

Questo significa che gli italiani, uomini e donne, possono aspettarsi di vivere i loro ultimi dai sette a nove anni con un handicap che possono includere l’osteoporosi, cardiopatia coronarica o depressione.

Il Dr Ruxton, che ha esaminato i dati di 71 precedenti studi, ha sottolineato che l’obiettivo deve condurre ad invecchiare in modo sano, con un’assenza di malattia cronica con un lento declino della funzione cognitiva e fisica.

Al contrario, non c’è una significativa prova che basse assunzioni di micronutrienti ed una scarsa nutrizione sono fattori di rischio nelle persone anziane di malattie croniche.

Tra quelle più a rischio sono incluse le persone di ‘ 80 anni.

Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” è necessario informare le persone più anziane a prendere gli integratori multi nutrimenti suggerendoli o consigliando profili nutrizionali finalizzati al miglioramento dello stato di salute. Il consigli di mangiare sano dovrebbe essere combinato con informazioni sul ruolo benefico degli integratori alimentari.’

Una recente indagine, ha rivelato che le persone anziane non stanno assumendo abbastanza vitamina A, vitamina B2, vitamina B6, vitamina D, acido folico, ferro, calcio, magnesio, zinco e iodio.

La più grave carenza nella dieta dell’anziano è la mancanza di vitamina D, necessaria per la salute delle ossa. Questo valore è stato attribuito ad una mancanza della luce solare.

Banche: ABI, ridotte di un quarto le rapine allo sportello

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Calano le rapine in banca e diminuiscono anche bottino e indice di rischio. Nei primi sei mesi del 2011, infatti, sono stati compiuti 570 colpi allo sportello, con un calo del 24,8% rispetto ai 758 registrati nello stesso periodo del 2010. La diminuzione conferma il trend positivo già registrato negli ultimi anni: dal 2007 a oggi, infatti, le rapine in banca si sono più che dimezzate (-52%). In calo del 18,3% anche il cosiddetto indice di rischio – cioè il numero di rapine ogni 100 sportelli in Italia – che è passato da 4,5 a 3,4. Sempre magri anche il bottino medio per rapina, con circa 21
mila euro (-11,3%) e il bottino complessivo che è passato da 18 milioni di euro nel primo semestre 2010 a 12 milioni nel 2011 (-33%). Sono questi i principali risultati dell’indagine condotta da Ossif, il Centro di ricerca ABI in materia di sicurezza.
La ricerca è stata presentata oggi alla giornata di studio promossa dall’ABI su “Il ruolo di banche, Istituzioni e aziende nelle strategie anticrimine”. Per il Vice Presidente dell’Associazione bancaria, Giovanni Pirovano, e il Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza e Direttore Centrale della Polizia Criminale, Prefetto Francesco Cirillo, l’incontro è stato anche l’occasione per firmare un nuovo protocollo d’intesa. L’obiettivo del protocollo è di rafforzare la collaborazione tra
banche e Forze dell’ordine e contrastare in modo ancora più efficace il fenomeno criminale delle rapine in banca, rendendo le filiali sempre più sicure per clienti e dipendenti.
“In tema di sicurezza – ha detto Pirovano – molto è stato fatto, anche grazie alla stretta collaborazione tra banche, Istituzioni e Forze dell’ordine. E tuttavia è importante non abbassare mai la guardia, continuando a tenere alta l’attenzione e a lavorare per ridurre l’ampio uso di contante che ancora caratterizza l’Italia rispetto al resto d’Europa, recuperando il ritardo nell’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici. Anche grazie all’introduzione di provvedimenti normativi che abbassino la soglia dei pagamenti in contante oggi fissata per legge a 2500 euro”.
“Gli anni di comune impegno nell’attività di contrasto e prevenzione specifica hanno determinato – ha affermato il Prefetto Cirillo – un netto decremento della pressione criminale ai danni delle banche, inducendo le parti ad estendere l’analisi ai reati predatori a danno di altri settori commerciali e categorie che movimentano rilevanti quantità di denaro e valori, concretizzando così i principi posti alla base della sicurezza partecipata”.
L’accordo, col quale l’ABI e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno s’impegnano a rafforzare dialogo, scambio di informazioni e lavoro congiunto in tema di sicurezza, rinnova quello firmato nel 2010.

Ecco, più nel dettaglio, cosa emerge dalla fotografia scattata da Ossif.

La mappa delle rapine

Nei primi sei mesi del 2011, le rapine sono diminuite in 12 regioni, vale a dire in: Calabria (-14,3%, da 7 a 6), Campania (-44,3%, da 61 a 34), Emilia Romagna (-18%, da 61 a 50), Lazio (-31,6%, da 117 a 80), Lombardia (-15,7%, da 172 a 145), Piemonte (-59,6%, da 89 a 36), Sardegna (-66,7%, da 3 a 1), Sicilia (-40,7%, da 59 a 35), Trentino Alto Adige (-50%, da 2 a 1) e Veneto (-55,6%, da 54 a 24). In Basilicata e Molise nessuna rapina (nei primi sei mesi del 2010 erano state rispettivamente 4 e 2), così come in Valle d’Aosta che conferma il dato dell’anno precedente. I
dati negativi riguardano: Abruzzo (con 16 rapine da 14), Friuli Venezia Giulia (con 2 da nessuna), Liguria (con 17 da 12), Marche (con 29 da 28), Puglia (con 33 da 28), Toscana (con 50 da 39) e Umbria (con 11 da 6).

Più collaborazione con le Forze dell’ordine a difesa degli sportelli

Le banche italiane investono ogni anno circa 800 milioni di euro per rendere le proprie filiali sempre più sorvegliate e sicure. Adottando misure di protezione sempre più moderne ed efficaci e formando i propri dipendenti anche attraverso un’apposita Guida antirapina che recepisce suggerimenti di Polizia e Carabinieri. Ma la collaborazione con le Forze dell’ordine per la sicurezza allo sportello non si ferma qui: oltre al protocollo anticrimine appena rinnovato, infatti, è operativo l’Osservatorio intersettoriale Ossif sulla criminalità a cui partecipano il Ministero degli Interni, Poste, ConfCommercio, Federdistribuzione, FederFarma, Federazioni italiana tabaccai e Assovalori. L’obiettivo è migliorare la prevenzione del fenomeno anche attraverso lo scambio di dati e informazioni su furti e rapine e la condivisione di best practice.

Alluvione Messina: intervento del vice presidente del Consiglio provinciale, Enzo La Rosa

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Di seguito l’intervento, in Consiglio provinciale, del vice presidente, Enzo La Rosa, sull’alluvione che ha colpito le popolazioni che risiedono da Saponara e a Barcellona e sulla tragica morte dei tre abitanti della frazione Scarcelli (Saponara).

In questi giorni di lutto per la nostra provincia il primo pensiero non può che andare a Luigi e Giuseppe Valla, a Luca Vinci, vittime incolpevoli di una violenza naturale che nessuno poteva immaginare solo poche ore prima della tragedia. Un bambino che muore lascia sempre l’amaro in bocca, soprattutto, poi, se la sua morte si verifica in circostanze così tragiche. E un padre e un figlio che lottano insieme per salvare la propria casa e muoiono per essa sono immagini che straziano il cuore come fossimo in un contesto bellico. E’, dunque, a Luigi, Giuseppe e Luca ed alle loro famiglie che va il nostro cordoglio, il nostro pensiero e la nostra solidarietà.

Un attimo dopo non possiamo non pensare alle tante famiglie sfollate le cui case violentate o messe a rischio dalla natura sono diventate insicure ed i sindaci necessariamente hanno dovuto ordinarne lo sgombero. Centinaia di uomini, donne e bambini, sono ospitati da parenti o alloggiati in strutture alberghiere e non possiamo non avvertire un profondo sentimento di solidarietà per persone che certamente hanno subito un trauma psicologico forte e che sono state strappate alle loro case, ai loro quartieri, ai loro paesi.

Un terzo pensiero va a tutti gli abitanti dei comuni colpiti, da Messina zona nord, a Villafranca, Saponara, Rometta e fino a Barcellona, ai loro sindaci ed amministratori, che si sono svegliati in un contesto da «giorno dopo» con case e cantinati invasi dal fango, auto distrutte, aziende e negozi devastati, strade e piazze inagibili, zone isolate senza possibilità di essere raggiunte spesso neanche telefonicamente.

Tutti si sono mossi immediatamente e con grande spirito di sacrificio e con un’esemplare voglia di tornare alla normalità il più presto possibile. La stessa sera del nubifragio, di quello sventurato 22 novembre, cittadini e commercianti, insieme a ditte incaricate dai comuni, già si erano messi all’opera per liberare case e negozi da quella enorme quantità di detriti e fango.

La solidarietà è scattata subito, giovani volontari, la protezione civile, l’esercito ecc. tutti sono intervenuti soprattutto su Saponara e Barcellona per cercare di recuperare le vittime in un caso, magari con l’iniziale speranza di trovarle ancora vive e per liberare una città nell’altro caso. Gli altri paesi, pur non avendo danni inferiori, hanno compreso il dramma che coinvolgeva vite umane e, piuttosto che reclamare interventi, si sono organizzati e con fatica e sacrifici hanno cercato di porre rimedio, fin dove hanno potuto, ai disastri verificatisi.

Ma i danni sono veramente enormi ed ogni giorno se ne scoprono di nuovi: quartieri inagibili, strade, anche e soprattutto provinciali, impercorribili, infrastrutture – acquedotti, fognature, depuratori – danneggiate, aziende e attività commerciali in ginocchio ecc. Per questo, ed a giusta ragione, i sindaci hanno chiesto immediatamente lo stato di calamità e fortunatamente in questo la sensibilità delle istituzioni regionali e nazionali hanno portato subito alla dichiarazione dello stato emergenziale che come è noto consente interventi più veloci e soprattutto pastoie burocratiche meno strette.

Sappiamo che il presidente Ricevuto, su richiesta dei sindaci, nell’incontro in Prefettura con i ministri, ha sottolineato la necessità di sospendere per le popolazioni colpite il pagamento di mutui e tributi fiscali e speriamo che questo sia concesso e dia un pò di sollievo all’economia colpita da questa catastrofe.

Ognuna delle istituzioni pubbliche, dunque, ha fatto e deve continuare a fare la sua parte anche dopo che il triste rito funebre che si svolgerà a Saponara Marittima alle 10.30 del 1° dicembre avrà fatto calare il giusto, rispettoso e doveroso religioso silenzio sulle vittime di questa sciagura.

Non vogliamo neanche pensare che, spentesi le luci della ribalta nazionale, le nostre popolazioni, i nostri Comuni e noi stessi possiamo essere lasciati da soli ad affrontare un’emergenza di tale portata per come in parte è successo anche per la tragedia del 1 ottobre 2009 nonostante l’ancor maggiore tributo di vittime.

A mio modo di vedere, il primo nostro compito è quello di evitare che ciò accada e, quindi, dobbiamo istituire subito un’unità di crisi che riferisca periodicamente alla commissione consiliare competente e che possa da un lato aiutare i Comuni, anche se necessario dal punto di vista tecnico, ma soprattutto che continui a martellare incessantemente tutti gli organi deputati alla gestione delle emergenze affinché, magari presi da altre emergenze, non dimentichino i nostri morti, i nostri paesi e soprattutto la necessità di mettere in sicurezza il territorio, affinché tali drammi non abbiano più a ripetersi.

Questo è il ruolo che la Provincia può e deve svolgere, oltre al fatto che da se stessa deve intervenire subito e questa volta in maniera risolutiva su tutte le strade provinciali inagibili o danneggiate, soprattutto in quelle dove da tale intervento dipende la possibilità per migliaia di persone di raggiungere in sicurezza le proprie frazioni e le proprie abitazioni.

Questo è il momento di fare interventi risolutivi, perché non è più possibile che i danni si ripresentino sempre sulle stesse strade, che ogni volta rimangono chiuse per lunghi periodi. Bisogna intervenire seriamente anche confidando sui fondi dell’emergenza, per i quali tutti dobbiamo farci parte diligente affinché siano stanziati in tempi rapidi e non dopo due anni, come successo per Giampilieri.

Dobbiamo fare in modo, assumendoci il ruolo di Provincia che coordina i Comuni, di supportarli anche nelle difficoltà che gli stessi hanno nei confronti di enti extraterritoriali – Anas, ex Ferrovie dello Stato, Cas, Telecom, Enel, Snam, Terna – enti che intervengono sui territori, realizzano infrastrutture lasciando poi ai Comuni l’onere di gestire le conseguenze degli stessi. Mi riferisco in particolare alle Ferrovie che con l’abbandono della vecchia linea ferrata hanno rappresentato una concausa dell’alluvione, mi riferisco all’Autostrada che in molti punti – ivi compresi quelli interessati dall’alluvione – scarica sulle strade provinciali o comunali sottostanti tutte le acque meteoriche non adeguatamente raccolte, mi riferisco alla Snam alla quale bisogna chiedere di riverificare i canali di scolo delle acque meteoriche.

Non perdiamo l’occasione di dimostrare che la Provincia ha ancora un ruolo in questo territorio, non perdiamo l’occasione di dare aiuto alle popolazioni, ai Comuni ed agli operatori economici che in questo momento sono in ginocchio e che non aspettano passivamente aiuti, ma auspicano che la Provincia svolga quel ruolo di coordinamento che la legge e la vocazione territoriale le assegnano”.

Il vice presidente del Consiglio provinciale Enzo La Rosa

Stati Generali Confcommercio: a Roma l’ultima tappa del Roadshow nazionale con Passera

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Dopo Milano e Napoli, si terrà giovedì 1 dicembre, alle ore 10.30, in Confcommercio a Roma l’ultima tappa del roadshow nazionale di Confcommercio e anche il questa occasione il manifesto del terziario elaborato da Confcommercio rappresenta il punto di partenza per individuare il reale contributo del sistema delle Pmi, dell’impresa diffusa e dell’economia dei servizi alla crescita del Paese e ad una sua più veloce uscita dalla crisi.

A questo ultimo appuntamento interverranno il Presidente di Confcommercio Roma, Giuseppe Roscioli e il Presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia, Carlo Sangalli.

Prevista, inoltre, la partecipazione del Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture, Corrado Passera.

Aosta aderisce alla campagna “Cities for life” contro la pena di morte

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Anche il Comune di Aosta, come oltre 1.400 città di 87 Paesi in tutto il mondo, aderisce alla campagna “Città per la vita – Città contro la pena di morte”, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio per il decimo anno. L’invito ad aderire è giunto all’Amministrazione attraverso il presidente dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) Graziano Delrio.
La campagna intende sensibilizzare la popolazione mondiale in favore dell’abolizione
della pena capitale, inserendosi nel solco tracciato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite che il 18 dicembre del 2007 ha approvato per la prima volta una storica risoluzione per una moratoria universale della pena di morte.
Simbolo concreto della mobilitazione universale che interessa centinaia di milioni di persone è la “Giornata mondiale delle città per la vita/città contro la pena di morte”che ricorre il 30 novembre di ogni anno nell’anniversario della prima abolizione della pena capitale ad opera di uno Stato, avvenuta il 30 novembre 1786 nel Granducato di Toscana.
«Abbiamo accolto con convinzione – commenta il sindaco Bruno Giordano – l’appello a partecipare ad un’iniziativa di portata mondiale che reputiamo, al tempo stesso, nobile e degna di trovare la più vasta eco. Per formazione storico-politica e convinzione personale considero l’esistenza della pena di morte una barbarie giuridica che non può trovare posto negli ordinamenti di Paesi civili e democratici. In questo senso, è da sottolineare favorevolmente come negli ultimi decenni, a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso, il numero di nazioni che hanno messo al bando totalmente o parzialmente la pena capitale sia cresciuto in maniera esponenziale passando da poco più di 20 a oltre 100».

Viaggiare in treno il sabato potrà ancora costare la metà, fino a fine febbraio

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Dopo il successo di Sabato Italiano e CartaFreccia Day, che negli ultimi tre mesi hanno venduto, a metà prezzo, rispettivamente 235mila e 121mila biglietti (complessivamente quasi 900mila da Aprile 2011), Trenitalia (Gruppo FS Italiane) proroga di oltre due mesi le sue promozioni, che restano quindi valide per partenze fino al 25 febbraio 2012. Sarà così ancora possibile raggiungere tutti i maggiori capoluoghi italiani, con il 50% di risparmio, anche durante le prossime festività natalizie.

Sabato Italiano permette, infatti, di viaggiare in due al prezzo di uno, pagando un solo biglietto “base” intero. CartaFreccia Day consente ai titolari della Fidelity Card di Trenitalia di viaggiare il sabato a metà prezzo, accumulando allo stesso tempo punti per vincere omaggi e premi.
Entrambe le promozioni sono valide, fino ad esaurimento dei posti disponibili, su tutti i treni nazionali, in 1^ ed in 2^ classe, e sui livelli di servizio Business, Premium e Standard dei nuovi treni AV Frecciarossa. Sono esclusi dalla promozione i servizi cuccette, le Vetture Letto e le Vetture Excelsior.
Grazie a Sabato Italiano e CartaFreccia Day il sabato si può viaggiare in Alta Velocità tra Roma e Milano a 45,50 euro, tra Roma e Venezia a 38 euro, tra Venezia e Bologna a 14,50 euro, tra Milano e Torino a 16 euro. E si potrà andare da Roma a Lecce con soli 31,50 euro e da Salerno a Firenze con 36,50 euro.
I biglietti possono essere acquistati cliccando su Trenitalia.com, rivolgendosi alle biglietterie di stazione, alle agenzie di viaggio, al Call Center di Trenitalia (892021) oppure utilizzando le biglietterie self service.

Ue: Coldiretti, talgio di 1,4 mld all’agricoltura italiana

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La riforma della Politica agricola comune (Pac) deve rappresentare l’occasione per una forte legittimazione della spesa verso l’agricoltura risolvendo i problemi strutturali di volatilità dei prezzi e del ridotto potere negoziale lungo la filiera. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini in occasione del primo Summit sulla riforma della Politica Agricola convocato a Roma con il Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Cioloş, il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania, il Presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro e il relatore del Parlamento europeo sul regolamento orizzontale della Pac Giovanni La Via. Occorre evitare – ha sottolineato Marini – che all’accoppiamento dei prezzi alla produzione che aveva causato una rendita di posizione a valle della filiera si sostituisca una nuova forma di accoppiamento alla superficie che rappresenterebbe una nuova ed incomprensibile rendita fondiaria. Questo è il principio che deve guidare le modifiche alla proposta della Commissione Europea. Il Paese che si è impegnato di piu’ verso un modello agricolo capace di rispondere alle aspettative dei cittadini in termini di sicurezza, qualità, biodiversità, occupati e ricchezza prodotta per ettaro si ritrova paradossalmente – ha sostenuto Marini – ad essere quello piu’ penalizzato.

Bisogna superare nel negoziato – ha precisato Marini – le criticità che riguardano, in particolare, l’insostenibile taglio delle risorse disponibili, l’applicazione del “greening” e la definizione di agricoltore attivo, ma anche le misure per controllare la volatilità dei prezzi agricoli nonché la necessità di rafforzare le organizzazioni dei produttori. La proposta della Commissione – ha denunciato Marini – individua la figura dell’agricoltore attivo al quale destinare le risorse della Politica agricola comune (Pac), in base ai finanziamenti che già prende e non per quello che fa e per come lo fa e cio’ oltre ad essere iniquo è inaccettabile per i cittadini. Per Coldiretti e per l’intera filiera agricola italiana l’agricoltore attivo non può, invece, che essere quello professionale, cioè quello che lavora e vive di agricoltura e che sarebbe spinto all’abbandono dalla riduzione del sostegno. Per questo occorre lasciare gli stati membri liberi di adottare una definizione adeguata. Anche la proposta di destinare il 30 per cento delle risorse al greening (“rinverdimento”) per favorire una maggiore cura dell’ambiente è in realtà da rivedere perché esclude – ha precisato Marini – la maggior parte delle colture virtuose in termini sostenibilità del territorio e di cattura di CO2, ampiamente diffuse nell’agricoltura italiana come olivo, vite e alberi da frutta, che sono la base della dieta mediterranea. In pratica un olivicoltore italiano non prenderebbe i pagamenti “verdi”, mentre i prati della regina d’Inghilterra sì.

La proposta di riforma della politica agricola presentata dalla Commissione Europea taglia le risorse destinate all’Italia per i mercati di ben 1,4 miliardi di euro nel periodo dal 2014 al 2020 e di un ammontare annuo a regime pari a 240 milioni di euro rispetto al 2013 (-6 per cento, secondo l’analisi della Coldiretti). In sostanza – ha concluso la Coldiretti – l’Italia paga da sola quasi un terzo dell’intero ammontare di risorse destinate alla convergenza dei nuovi paesi entrati nell’Unione.

Biglietterie automatizzate: nuovo sistema per la certificazione

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La legge n. 288 del 3 agosto 1998 contiene delega al Governo per la revisione della disciplina concernente l’imposta sugli spettacoli e l’imposta unica di cui alla legge 22 dicembre 1951, n.1379. Nell’ambito di detta revisione il decreto legislativo n. 60 del 26 febbraio 1999 ha introdotto gli articoli 74 quater nel D.P.R. 26 ottobre 1972, n.633 e l’articolo 6 nel D.P.R. 26 ottobre 1972 n.640, stabilendo l’attivazione, nel settore degli spettacoli e degli intrattenimenti, di un nuovo sistema per la certificazione dei corrispettivi mediante apparecchi misuratori fiscali e biglietterie automatizzate speciali, che permette di trasmettere periodicamente, per via telematica all’Agenzia delle entrate tramite Siae, i dati degli incassi giornalieri e mensili. In attuazione di queste disposizioni sono stati emanati il Decreto del Ministero delle Finanze del 13 luglio 2000 e i Provvedimenti del Direttore dell’Agenzia delle entrate del 23 luglio 2001 e del 22 ottobre 2002. In particolare, il Provvedimento del 22 ottobre 2002 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 4 novembre 2002, serie generale n. 258) disciplina la procedura per il rilascio delle carte di attivazione relative a sistemi di emissione di titoli di accesso per attività spettacolistiche e di intrattenimento, nonché la procedura per il riconoscimento di idoneità di apparecchiature. In applicazione di quest’ ultima procedura sono stati adottati numerosi provvedimenti di riconoscimento di idoneità di apparecchiature. Tra le maggiori società che producono le apparecchiature idonee troviamo:
· 3f & Edin S.P.A.
· Almaviva S.P.A.
· Artacom S.R.L.
· Attractive.It S.R.L.
· Autentiweb S.R.L.
· Banca Popolare Dell’emilia Romagna e di Milano S.C.A R.L.
· Bassilichi S.P.A.
· Bemils S.R.L.
· Best Union Company S.P.A.
· Bookingshow S.P.A.
· Calcio Servizi Lega Pro S.R.L.
· Casino De La Vallee S.P.A.
· Cassa Di Risparmio Di Parma E Piacenza S.P.A.
· Ce.D.A.S. S.R.L.
· Charta S.R.L.

Governo: CGIL, niente cassa sulle pensioni

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Per la Confederazione “se fossero vere le notizie anticipate dalla stampa ci troveremmo di fronte a provvedimenti inaccettabili”. “Se le misure alla fine fossero davvero quelle che oggi sono sulle prime pagine, non saremmo neanche di fronte a ipotesi di riforma ma a puri e semplici interventi di cassa, senza alcun profilo di discontinuità rispetto a quanto avvenuto nel recente passato”

“Sono il lavoro ed il fisco i temi centrali della piattaforma CGIL, che riproponiamo al Governo, con la certezza che senza interventi sulla crescita e senza una vera svolta sull’equità, il Paese non esce dalla condizione difficile che si è determinata”. A dichiararlo Vera Lamonica, Segretario Confederale della CGIL con delega al Welfare e alla previdenza, che aggiunge “se fossero vere le notizie anticipate dalla stampa riguardo alle misure sulle pensioni, ci troveremmo di fronte a provvedimenti inaccettabili”.

Il ventilato blocco dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni in essere, per la CGIL “è esattamente il contrario dell’equità” perché, spiega Vera Lamonica “colpisce le fasce più deboli, già impoverite dalla caduta del potere d’acquisto di salari e pensioni, e non in grado di reggere ulteriori colpi a condizioni di vita che si sono fatte sempre più difficili, con effetti anche sulle condizioni generali del Paese segnate dalla caduta dei consumi e delle dinamiche recessive in atto”. Se fossero vere le anticipazioni, prosegue Lamonica “l’approccio ai temi più generali della previdenza sarebbe ancora una volta basato sulla volontà di fare esclusivamente cassa con le pensioni, e sarebbe anche la dimostrazione che il tema giovani viene usato solo strumentalmente, e non per dare risposte effettive”.
La CGIL conferma dunque la sua netta opposizione a cancellare il tetto dei 40 anni, peraltro già oltre 41, che costituisce il “necessario legame con il lavoro e la vita delle persone”, così come è contraria ad ulteriori anticipazioni dell’innalzamento dell’età per le donne del settore privato. “I privilegi e le disparità non sono legati al lavoro dipendente e vanno affrontati sul serio e non solo con misure che avrebbero puro valore simbolico, come ad esempio la parificazione delle aliquote per il lavoro autonomo, che va effettuata per tutta la platea ed in misura adeguata, o i vitalizi di parlamentari e consiglieri regionali, tema sul quale intravediamo un segno positivo che va esteso e concretizzato”.
“Inoltre – conclude Vera Lamonica – non si può non sottolineare che, contrariamente a quanto è avvenuto con il precedente Governo, sugli interventi di natura previdenziale va costruito il confronto, e noi auspichiamo il consenso, delle parti sociali. Non abbiamo inseguito il dibattito tenuto nelle ultime settimane sugli organi di stampa, nonostante esso abbia provocato ansie ed incertezze ulteriori tra i lavoratori, ma ci sembra che, se le misure alla fine fossero davvero quelle che oggi sono sulle prime pagine, non saremmo neanche di fronte a ipotesi di riforma ma a puri e semplici interventi di cassa, senza alcun profilo di discontinuità rispetto a quanto avvenuto nel recente passato”.