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Bando di Concorso per 800 cancellieri in Gazzetta Ufficiale

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Gli aspiranti cancellieri che vogliono partecipare al concorso per 800 posti a tempo indeterminato nei tribunali devono essere in possesso dei seguenti requisiti:
1) diploma di istruzione secondaria di secondo grado quinquennale o altro diploma dichiarato equipollente o equivalente dalle competenti autorita’, oppure titolo di studio superiore, riconosciuto

Rapporto Ue: “467mila morti premature all’anno in Europa per lo smog”

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I primi dati di “Qualità dell’aria in Europa 2016”, pubblicato stamattina dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea). “Ma la qualità dell’aria sta migliorando” www.repubblica.it

NONSTANTE la qualità dell’aria in Europa stia migliorando, l’inquinamento atmosferico resta il principale fattore ambientale di rischio per la salute umana, abbassa la qualità della vita ed è la causa stimata di 467mila morti premature l’anno in tutto il continente.

Pubblicato il bando di concorso per 360 magistrati

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Bandi e Concorsi

Con decreto ministeriale del 22 ottobre 2015, il Ministero della Giustizia ha bandito il Concorso per 350 posti di magistrato ordinario. Il bando è uscito in Gazzetta Ufficiale (n. 90 del 20 novembre 2015 – 4a serie speciale – concorsi ed esami). Per presentare domanda c’è tempo fino al 21 dicembre 2015, alle ore 23:59.

Referendum, Financial Times: “Italia fuori dall’euro se vince il No”

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I grandi giornali finanziari internazionali guardano con preoccupazione all’esito della consultazione del 4 dicembre

MONICA RUBINO www.repubblica.it

Lo dicono gli esperti di Bloomberg e lo sottolinea il giapponese Norihiro Fujito, senior investment strategist presso Mitsubishi UFJ Morgan Stanley Securities: il referendum costituzionale italiano del 4 dicembre, accanto al prossimo vertice Opec (i Paesi produttori di petrolio), sarà uno degli snodi fondamentali per capire l’umore dei mercati internazionali nei prossimi mesi.

Campobasso: al via il corso di formazione per Esperto Contabile

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Sono aperte le iscrizioni per la prima edizione del corso di formazione in ESPERTO CONTABILE, riconosciuto dalla Regione Molise con il rilascio di certificazione di competenza. Il corso avrà la durata di 152 ore complessive. Per informazioni ed iscrizioni telefonare allo 0874/418684  oppure inviare una mail a terminusformazione@gmail.com.

 
allegato:
SCHEDA ESPERTO CONTABILE
progranma corso esperto contabile

Corsi di formazione per barman: prezzo speciale!

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  Sono aperte le iscrizioni al corso  Barman ad un prezzo speciale                      

Durata:   40 ore (  di cui 20 di teoria e 20 di stage);

 Destinatari: giovani in cerca di occupazione nel settore;

 Obiettivi: agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro;consentire specializzazioni e competenze innovative.

I corsi si terranno presso la sede di Campobasso in Via Duca D’Aosta 3 tel 0874/418684

e presso la sede di Termoli in Via Asia 3/v tel.0874/81419

Per maggiori informazioni si prega di contattare i nostri uffici opuure scrivere a:

terminusformazione@gmail.com  

Convegno “Dallo scambio dei prodotti e delle merci all’E-Commerce”, interviene il dott. Colagiovanni

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Si terrà sabato 13 ottobre, all’inteno della manifestazione Fiera d’Ottobre città di Larino, il convegno dal titolo: ” Dallo scambio dei prodotti e delle merci all’E-Commerce, Evoluzione del Commercio”.

Novità in materia di commercio e somministrazione

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A partire dal 14 settembre prossimo entreranno in vigore le semplificazioni contenute nel decreto legislativo n.147/2012 in materia di attività commerciali e somministrazione di alimenti e bevande e recante disposizioni ed integrazioni del D.Lgs. 26 marzo 2010, n. 59 (attuativo della c.d. Direttiva Servizi).

Si seguito le principali novità:

ART.8

Somministrazione alimenti, bevande e commercio.

L’apertura degli esercizi e il trasferimento di sede in zone soggette ai parametri numerici sono vincolati ad autorizzazione rilasciata dal sindaco; l’apertura e il trasferimento di sede, negli altri casi, nonché il trasferimento di gestione sono soggette alla SCIA.

Nel commercio viene chiarito che chi vende mangimi per animali non viene considerato alimentarista e pertanto non sono necessari i requisiti professionali. Vengono meno gli stessi requisiti anche per il commercio all’ingrosso di alimentari e per la somministrazione nei circoli privati.

La pratica commerciale viene ritenuta quale requisito professionale non solo per i soggetti come i dipendenti qualificati addetti alla vendita o all’amministrazione, soci lavoratori, coniuge o parenti e affini, ma anche per altre posizioni equivalenti al socio lavoratore.

È ammessa la figura del preposto nel commercio di prodotti alimentari e nella somministrazione di alimenti e bevande anche per le imprese individuali

ART.9

Albo commissionari, mandatari ed astatori di prodotti ortofrutticoli, carnei ed ittici : viene soppresso. L’avvio dell’attività è soggetto alla mera verifica dei requisiti morali che spetta al Comune;

Ingrosso di margarina e grassi idrogenati: non è più necessaria la SCIA, ad oggi la fabbricazione e la gestione dei depositi all’ingrosso di margarina e di grassi idrogenati sono del tutto libere.

ART.10

Facchinaggio: vengono meno i requisiti di capacità economico-finanziaria e tecnico organizzativa, l’attività è soggetta alla mera verifica dei requisiti morali;

ART.15 E 16

Acconciatori ed estetisti: il responsabile tecnico deve essere iscritto al REA.

ART.17

Tintolavanderia: anche le lavanderie a gettoni rientrano nell’ambito di applicazione della normativa e quindi sono assoggettate alla verifica dei requisiti morali e professionali;

ART.18

Magazzini generali: l’apertura, la modificazione, l’ampliamento sono soggetti a SCIA da presentare con la Comunicazione Unica al Registro Imprese che la trasmette immediatamente al SUAP; la SCIA va comunicata al Ministero dello Sviluppo Economico.

Molini: i nuovi impianti, i trasferimenti o la trasformazione sono assoggettate a SCIA da presentare al Comune tramite la Comunicazione Unica;

Ruolo periti ed esperti: sono apportate le modifiche al regolamento tipo ed è soppressa la commissione centrale per l’esame dei ricorsi. Le competenze relative alla gestione del ruolo dei periti e degli esperti sono assolte dall’ufficio competente della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura in forma semplificata ed è prevista la pubblicazione del ruolo sul sito camerale.

Termoli: sono aperte le iscrizioni ai nuovi corsi di formazione

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Sono  aperte le iscrizioni per i seguenti corsi di formazione:
– Corso base libretto sanitario;
– Corso specifico libretto sanitario;
– Sicurezza sui luoghi di lavoro;

. Per informazioni ed iscrizioni telefonare allo 0875/81419 oppure inviare una mail a terminusformazione@gmail.com.

Economia: il giudice convalida lo sfratto dell’Arena da Bojano

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Il giudice del Tribunale di Campobasso dottor Calabria ha firmato, nei giorni scorsi, un’ordinanza di sfratto per l’Arena Agroindustrie, per i suoi uffici di Bojano in località Monteverde, località dove ha sede il complesso industriale avicolo oggi gestito dalla cooperativa Solagrital. Il giudice ha disposto il rilascio dei locali, liberi da cose e persone per il prossimo 10 gennaio. La causa dello sfratto risiederebbe nel mancato pagamento dei canoni di locazione alla società regionale Gam, la società che ha avuto il compito certamente non semplice di rimettere ordine nella gestione delle proprietà immobiliari del complesso industriale di Bojano. L’importo dei fitti non pagati ammonterebbe a 1,5 milioni di euro.Non sappiamo allo stato quali decisioni adotterà l’Arena holding, oggi gestita da un nuovo management dopo l’uscita dell’imprenditore Dante Di Dario e rappresentata dal figlio del senatore democristiano isernino Lombardi, Raffaello. Di sicuro i rapporti tra Gruppo Arena e Regione Molise sono molto articolati e si sovrappongono e si intrecciano su più piani, sia sotto il profilo immobiliare sia sotto quello commerciale (il gruppo Arena ad esempio si rifornisce di prodotti dalla cooperativa Solagrital, anch’essa a maggioranza della Regione Molise). In ogni caso il giudice Calabria ha comunque stabilito  lo sfratto dai locali oggi utilizzati dalla Arena.

Lotta all’evasione nel nuovo decreto “Salva Italia”

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Ulteriore stretta all’evasione nel nuovo decreto “Salva Italia” (art. 11 del DL n.201/11, convertito il legge il 22 dicembre 2011). Oltre alle tasse sul mattone e alla riforma previdenziale emerge dalle norme del decreto, convertito in legge il 22 dicembre scorso, una nuova arma a disposizione dell’erario per scovare i presunti evasori. Dal prossimo anno, infatti, gli istituti finanziari saranno tenuti a comunicare all’Anagrafe tributaria tutti i movimenti dei conti correnti e ogni altra informazione utile ai controlli fiscali. In pratica, l’Agenzia delle Entrate potrà esaminare i predetti dati per selezionare i soggetti da verificare.
Tali elementi, dunque, si vanno ad aggiungere ai dati delle dichiarazioni e fra poco anche a quelli derivanti dalle spese soggette a comunicazione al fisco (attraverso l’adozione del cosiddetto “spesometro” e del nuovo accertamento sintetico e redditometro) e determineranno senza dubbio un quadro completo e dettagliato di ogni contribuente. Ma nel presente decreto il governo Monti non ha rivolto la sua attenzione alle sole informazioni finanziarie. Altro forte impulso al contrasto all’evasione deriva sicuramente dall’abbassamento della soglia all’utilizzo del contante che non può essere superiore a mille euro.
Tutte le eventuali violazioni relative al predetto limite dovranno essere comunicate all’Agenzia delle Entrate che sarà chiamata ad attivare specifiche verifiche fiscali. Alla luce di tutto quanto illustrato, appare chiaro che il vero problema per lo Stato sarà quello di riuscire da una parte ad utilizzare nel miglior modo possibile questo immenso patrimonio di informazioni e dall’altra di garantire finalmente la giusta difesa alle persone soggette a verifica, magari costituzionalizzando i diritti già riconosciuti dallo Statuto del Contribuente (Legge n.212 del 27 luglio 2000) che troppe volte sono stati “dimenticati” sia dal Legislatore che dagli stessi Giudici Tributari.

Avv. Matteo Sances

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Manovra Monti/ Ridotto il potere d’acquisto dei pensionati

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Si stanno delineando i contorni del sistema previdenziale delineato nel pacchetto Monti – Fornero: passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, innalzamento dell’età pensionabile, blocco delle rivalutazioni delle pensioni al costo della vita. In particolare cosa implica il mancato adeguamento delle pensioni al costo delle vita? La rivalutazione, sino all’entrata in vigore della manovra Salva Italia, aveva applicazione una volta l’anno con decorrenza al I gennaio, “sulla base della variazione percentuale avvenuta negli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, elaborati dall’Istat e recepiti con decreto ministeriale”. Già con il Decreto Legge n. 98/2011, convertito in legge 111/2011, era stato introdotto un blocco totale delle rivalutazioni sugli assegni di importi superiori ad euro 2.400,00 ed un blocco parziale per le pensioni di importo compresi tra 1.405,05 e 2.341.75, andando di fatto a colpire le pensioni del cosiddetto ceto medio. L’articolo 25 della Manovra Salva Italia, di fatto, blocca la rivalutazione dei trattamenti pensionistici per il biennio 2012 – 2013, fatta eccezione per le pensioni minime e per quelle di importo complessivo sino a due volte il trattamento minimo. Quindi escluse dal blocco delle rivalutazioni le pensioni di importi pari ad euro 467,43 e euro 934,86, per le quali continueranno ad applicarsi le disposizioni vigenti in materia (art. 34, comma 1, legge 23 dicembre 1998 n. 448).

Di seguito il testo dell’articolo 25 della Manovra Salva Italia

art. 25. In considerazione della contingente situazione finanziaria, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448 per il biennio 2012 e 2013 è riconosciuta esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a due volte il trattamento minimo Inps, nella misura del 100 per cento. L’articolo 18, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con legge 15 luglio 2011, n. 111, e successive modificazioni e integrazioni, è soppresso. Per le pensioni di importo superiore a due volte trattamento minimo Inps e inferiore a tale limite, incrementato della quota d rivalutazione automatica spettante ai sensi del presente comma, l’aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato”.

Dottoressa Anita Ottaviano

Modello IES Informativa Economica di Sistema

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La comunicazione di sistema è una dichiarazione annuale cui sono obbligati gli operatori dei settori dell’editoria e della radiodiffusione sonora e televisiva e riguarda i dati anagrafici ed economici sull’attività svolta dagli operatori interessati. L’informativa consente all’Autorità per le garanzie della comunicazione (AgCom) di raccogliere gli elementi necessari per adempiere a precisi obblighi di legge quali la verifica delle posizioni dominanti in ambito radiotelevisivo ed editoriale e l’aggiornamento della base statistica degli operatori di comunicazione. L’autorità per le garanzie della comunicazione è un’organo indipendente istituita nel 1997 che risponde del proprio operato al Parlamento che ne ha definito i poteri, i compiti e i componenti. È  un’autorità di garanzia con il compito di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare i consumi di libertà dei cittadini. È altresì un organo convergente definito dal legislatore italiano nel momento in cui i sistemi di comunicazione quali telefono, computer e televisione sono portati a convergere, appunto, in un’unica piattaforma tecnologica ampliando i servizi offerti. Per l’anno 2011 l’agcom ha introdotto delle  novità per la compilazione del modello ies date dalla delibera n.303/11/CONS. I soggetti obbligati sono tenuti all’invio dal 1 luglio 2011 con termine massimo il 30 settembre 2011 scaricando e compilando il modello disponibile sul sito internet www.agcom.it. per settore di appartenenza tra editoriale, radiotelevisivo e concessionarie di pubblicità. I modelli da compilare sono due a seconda del livello di ricavi raggiunto nell’anno 2010 come risultante dal bilancio di esercizio. Il modello ridotto per coloro che non superano il milione di euro invece quello base per coloro che lo superano. La comunicazione con modello compilato deve essere inviata tramite posta certificata all’indirizzo e.mail ies@cert.agcom.it. Naturalmente sono esenti dall’obbligo coloro che hanno ricavi pertinenti alle attività in questione pari a zero euro. Infine l’agcom  può effettuare verifiche a campione e richiedere la trasmissione di dati integrativi.

Flavia Del Duca

La tassazione agevolata dei premi di produttività

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Dal 2008 esiste un regime fiscale agevolato per i dipendenti del settore privato che ricevono somme legate a incrementi di produttività, innovazione e efficienza organizzativa, a livello aziendale, legati all’andamento economico dell’impresa. L’agevolazione consiste in una tassazione agevolata per tali somme entro i limiti dei 3.000,00 euro lordi per il 2008 e 6.000,00 per il 2009-2010. Su queste somme si applica un’imposta del 10% che sostituisce l’irpef e le addizionali regionali e comunali. Questo beneficio spetta ai lavoratori che hanno avuto un reddito da lavoro dipendente non superiore a 30.000,00 nel 2007 e 35.000,00 nel 2008-2009. E’ comunque possibile non applicare tale regime agevolato se è meno favorevole della tassazione ordinaria. Con il decreto n.78 del 2010 il regime a tassazione agevolata è stato prorogato anche per il 2011 con alcune novità. Oggi è possibile beneficiare di tale metodo solo per i premi di produttività erogati in base ad accordi o contratti collettivi territoriali o aziendali, anche preesistenti, sempre connessi all’andamento dell’impresa. Questi accordi secondo l’applicazione del principio generale di libertà di forma non hanno particolari obblighi formali e possono ricondurre al quadro di riferimento collettivo nazionale. Inoltre i limiti da considerare sono 6.000,00 euro per l’importo massimo a tassazione agevolata e non oltre i 40.000,00 euro annui per il reddito di lavoro dipendente per l’anno 2010, sempre con aliquota applicata del 10%. Per quanto riguarda gli istituti agevolabili il seguente quadro è esplicativo:
ñ    straordinario: è detassabile tutta la retribuzione relativa al lavoro straordinario (la quota di retribuzione ordinaria oltre alla quota relativa alla maggiorazione spettante per le ore straordinarie);
ñ    lavoro a tempo parziale: è detassabile l’intero compenso per lavoro supplementare (lavoro reso oltre l’orario concordato, ma nei limiti dell’orario a tempo pieno applicabile a tutti i lavoratori a tempo parziale);
ñ    lavoro notturno: sono detassabili le somme erogate per il lavoro notturno in ragione delle ore di servizio effettivamente prestate, nonché l’eventuale maggiorazione spettante per le ore di ordinario lavoro effettivamente prestate in orario notturno;
ñ    lavoro festivo: è detassabile la maggiorazione corrisposta ai lavoratori che, usufruendo del giorno di riposo settimanale in giornata diversa dalla domenica (con spostamento del turno di riposo), siano tenuti a prestare lavoro la domenica;
Sono altresì detassabili le indennità di turno o comunque le maggiorazioni retributive corrisposte per lavoro normalmente prestato in base a un orario articolato su turni, sempre a condizione che le stesse siano correlate ad incrementi di produttività, competitività e redditività. Per casi specifici e particolari si può consultare la circolare n. 3/E del 14/02/2011 sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Flavia Del Duca

L’evasione fiscale, lo scontrino deducibile e la mistificazione sui redditi autonomi e dipendente

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L’evasione fiscale in Italia è un fenomeno lancinante, di proporzioni abnormi. Su questo ci sono pochi dubbi. Il punto è capire dove si forma, come si forma e perché si forma questa massa di evasione e se le prospettive di recupero a tassazione della stessa siano credibili. Altrimenti la lotta all’evasione diventa come gridare al lupo quando non si ha molto altro da fare: un alibi. L’evasione fiscale nasce nel momento in cui tra le parti contraenti non esiste un reciproco interesse all’emersione fiscale. Questo avviene prevalentemente nella vendita a privati, nei mercati di ampio consumo e quindi prevalentemente nella vendita al dettaglio. Tra imprenditori la fattura si scarica e quindi chi paga ha tutto l’interesse a ricevere il documento fiscale. Se vado al bar invece con lo scontrino del caffè non ci faccio nulla e quindi se non mi viene fornito non avverto alcun problema o possibile danno. La risposta sinora è quella della repressione o della cultura fiscale di un popolo. Si tratta di due grandi sciocchezze che infatti non funzionano. Pensare di mettere finanzieri ad ogni bar, negozio o stabilimento turistico italiano è una prospettiva che neanche la dittatura più arcigna o arroccata potrebbe realizzare. L’effetto dei proclami repressivi, stile maoista (punirne uno per educarne cento) ha un effetto limitato tenuto conto anche della continuità e della frequenza degli atti di acquisto degli italiani. Andiamo alla prospettiva culturale. Certo la mentalità italiana non è molto rigida sull’adempimento fiscale, che non è considerato un peccato o una condotta socialmente riprovevole. Ma anche laddove c’è una maggiore attenzione alle ripercussione sociale di una condotta fiscale discutibile i veri motivi non stanno nel puritanesimo o in una superiorità morale. Negli Stati Uniti c’è meno evasione fiscale (ma c’è pure lì e non è neanche poca) per due ragioni, che nulla hanno a che fare con l’etica della responsabilità. Primo. Le aliquote sono infinitamente più basse di quelle italiane (quasi della metà) e quindi l’adempimento dell’obbligazione fiscale diventa destramente più semplice. E qui scatta anche il discorso morale. Se non si vuole contribuire alle spese della comunità neanche con un contributo tutto sommato accettabile ci si pone davvero in una cattiva luce. Secondo: negli stai uniti le imprese sono tassate, specie quelle più piccole sono tassate a forfait. Pochi lo sanno ma negli usa esiste la minimum tax (anzi diverse minimum tax) ossia un prelievo imposto a prescindere dai risultati dell’attività economica. E’ come se si dovesse pagare in base a quello che esce dagli studi di settore, senza possibilità di prova contraria. E così siamo tutti bravi a contrastare l’evasione fiscale. Tornando all’Italia quindi una maggiore compliance fiscale si potrebbe avere o abbassando le aliquote (ma questo è impossibile vista la condizione pessima dei conti pubblici italiani) oppure creando nel mercato al consumo un conflitto di interesse tra consumatore e fornitore di beni e servizi. In pratica lo scontrino in qualche modo dovrebbe essere deducibile e questo risolverebbe anche una grandissima mistificazione statistica esistente sui redditi degli italiani. In pratica i lavoratori dipendenti hanno importi nominali di reddito di gran lunga superiori agli autonomi. E quindi dagli all’untore all’evasore. L’agenzia delle entrate ci sguazza e propina ai giornali ritualmente le statistiche dei redditi da lei elaborati facendo puntualmente capire che gli autonomi non pagano nulla e che i dipendenti invece dichiarano tanto. Il punto è che i due redditi sono elaborati con metodologie di calcolo completamente diverse. Quello degli autonomi è la differenza matematica tra costi e ricavi impegnati nell’attività, come emersi dalla contabilità aziendale. Quelli del lavoro dipendente sono al lordo di qualsiasi spesa o onere sopportato per la sua produzione. Per essere giusti si dovrebbe allora paragonare il reddito dei dipendenti con il fatturato delle attività autonome e aziendali, cioè prescindendo dalle deduzioni che la legge loro consente. Invece non si fa così e si crea confusione. Nessuno nega l’evasione ma se la si quantifica con metodologie sbagliate si creano alibi anche agli evasori (che di solito non dichiarano proprio nulla al fisco) che possono contestare procedure sbagliate e approssimative. Rendere deducibili gli scontrini o in generale le spese e gli acquisti del privato cittadino (magari ipotizzando dei tetti annui cumulativi) aprirebbe la porta ad una certo maggiore accertamento di base imponibile ed anche ad un avvicinamento nelle metodologie di calcolo dei redditi delle categorie di lavoro autonomo e dipendente.

Pietro Colagiovanni

Assenza di liquidità, il fisco “grazia” la Roma

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Il fisco non può sanzionare il contribuente che non versi, o abbia adempiuto in ritardo al versamento degli importi dovuti, per mancanza temporanea di liquidità e se l’Amministrazione l’abbia indotto in errore con risoluzioni e circolari. Questo è quanto stabilito dalla Commissione tributaria del Lazio, con la sentenza n. 540 del 12 luglio 2011. La sentenza è riferita al ricorso presentato dall’Associazione sportiva Roma Calcio che, in virtù del dispositivo in esame, è stata esonerata dal pagamento di interessi e sanzioni per il mancato versamento, nei termini, delle somme dovute. Il fatto: la Roma calcio si era avvalsa del condono tributario introdotto dalla legge 289/2002, ma non aveva adempiuto al pagamento della seconda rata dell’importo dovuto, a seguito della presentazione della dichiarazione integrativa.
Per il giudice tributario “la mancanza temporanea di liquidità costituisce causa di forza maggiore”, tale da determinare l’annullamento dell’applicazione di sanzioni ed interessi, tenuto conto anche “del comportamento complessivo del contribuente”.  La disciplina contenuta nell’art. 6, comma 5 del D.lgs. 472/1997, prevede che non sia punibile il contribuente che commette la violazione per cause di forza maggiore, tra cui la mancnza temporanea di liquidità. Le sanzioni tributarie, inoltre, devono essere annullate se il contribuente dimostri che l’incertezza interpretativa della normativa lo abbia indotto in errore, così come stabilito dall’art. 6 del D.Lgs 472 citato e dall’articolo 10 della legge 212/2000 (Statuto dei diritti del contribuente). E queste disposizioni trovano applicazione anche nella vicenda Roma Calcio: si legge ancora, nella motivazione della sentenza, che sul condono tributario erano state emanate “ben 16 tra circolari e risoluzioni”, sulla proroga dei termini di presentazione delle dichiarazioni integrative e dei versamenti. 16 circolari e risoluzioni sui termini di presentazione delle dichiarazioni integrative e dei versamenti che potrebbero aver indotto in errore la Roma Calcio.
Anita Ottaviano

La Lega Nord e le pensioni delle dipendenti private anticipate…

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La Lega Nord si sta ergendo a paladina dei pensionati, bocciando in modo rumoroso (e a volte anche discutibile) qualsiasi intervento che vada ad incidere sulle prestazioni di chi non lavora più. Il problema è che la Lega Nord e Bossi non sono finora entrati nel merito delle misure, preferendo, per ovvi motivi propagandistici, schierarsi a difesa dei pensionati tout court. Una politica comprensibile dal punto di vista del ritorno politico e di visibilità meno se si scende nel piano concreto delle misure ipotizzate. In particolare una sembra frutto delle astruse bizantine alle quali il legislatore italiano ci ha abituato da sempre. In pratica in Italia se sei donna, e sei una dipendente pubblica, vai in pensione a 65 anni. Se invece sei sempre donna ma sei dipendente privata vai in pensione a 60 anni. Una disparità di trattamento perfino anticostituzionale, che però tutti tollerano e sulla quale la Lega Nord ha voluto mettere il cappello, senza troppo scendere nei particolari. Il punto è che o si ha il coraggio di dire che i dipendenti della pubblica amministrazione sono gente che lavora poco, e quindi può andare in pensione più tardi con tutto quello che ne consegue sul piano politico e giuridico oppure si deve mettere mano ad una disparità che non ha ne capo ne coda e che ci costa pure una barca di soldi. Va inoltre considerato come le donne vivano in media più degli uomini e quindi il pensionamento a 60 anni, con un’attesa di vita (fortunatamente aggiungiamo noi) di venti anni diventa un colossale costo che le generazioni produttive si devono sobbarcare per campare i ceti ormai non più produttivi (per legge non certo per capacità o possibilità). Insomma la storia delle dipendenti private che vanno in pensione prima non ha nulla a che vedere con la difesa dei sacrosanti diritti dei pensionati. La Lega lo può anche usare questo spot per ritagliarsi un ruolo di lotta che forse la propria base non gli riconosce più pienamente ma chi fa informazione ha il diritto dovere di spiegare le cose come stanno, a prescindere dalle posizioni politiche, partitiche o dalle opportunità di schieramento e di visibilità di volta in volta ricorrenti nella nostra litigiosa nazione.

Pietro Colagiovanni

I Controlli specifici sulle imprese “apri e chiudi” in perdita

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Il decreto legge n. 78 del 31 maggio ha previsto specifici controlli e una sistematica vigilanza da parte dell’Agenzia delle Entrate sulle seguenti tipologie di imprese:
IMPRESE CHE CESSANO L’ATTIVITA’ ENTRO UN ANNO
Attraverso l’attività di individuazione dei contribuenti da sottoporre a controllo, l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanza e l’INPS dedicheranno particolare attenzione a quelle imprese che cessano l’attività entro un anno dalla data di inizio (le c.d. imprese “apri e chiudi”). Obiettivo della norma è quello di impedire quei fenomeni nei quali si attivano posizioni fiscali solo per il tempo necessario per realizzare determinate transazioni commerciali e subito dopo chiudere l’attività senza il pagamento delle imposte dovute.

Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza effettueranno attenta e costante vigilanza nei confronti di quelle imprese che, per più di un periodo di imposta, presenteranno dichiarazioni in perdita fiscale e non abbiano deliberato e interamente effettuato nello stesso periodo uno o più aumenti di capitale a titolo oneroso di importo almeno pari alle perdite fiscali stesse. Sono escluse le situazioni in cui le perdite sono dovute a compensi erogati agli amministratori e ai soci. Inoltre, nei confronti dei contribuenti per i quali non si applicano gli studi di settore e non soggetti a tutoraggio saranno realizzati, dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza, coordinati piani di intervento annuali, elaborati sulla base di analisi di rischio a livello locale che riguardano almeno un quinto della platea di riferimento.

Aumento del bollo sui depositi: come prendere soldi facili alle famiglie italiane

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L’incremento del 300% del bollo sui depositi titoli è una patrimoniale mascherata, ingiusta e odiosa perché non legata ad alcuna considerazione di progressività o quantomeno di proporzionalità. L’aumento immediato da 34 euro a 120 euro peraltro è solo provvisorio, perché a regime sui depositi superiori a 50.000 euro (una cifra non certo da paperoni della finanza) nel 2013 il bollo arriverà addirittura a 380 ed anche il bollo da 120 euro aumenterà a 150 euro. Insomma una stangata che avrà l’effetto di colpire indiscriminatamente i risparmi delle famiglie italiane in alcuni casi (se il deposito è investito prevalentemente in Bot) annullando del tutto gli interessi percepiti su di essi.

Duole dirlo, ma forse perché distratti da norme salva Fininvest e altre amenità, l’odiosa misura che porterà nelle dissestate casse dello stato italiano ben 8 miliardi di euro non ha ricevuto l’accoglienza che meritava. Ossia la denuncia che si tratta di una patrimoniale sul risparmio delle famiglie finalizzata solo all’acquisizione di soldi cash per il rapace governo italiano. A differenza delle patrimoniali per così dire normali questa imposta non ha alcun criterio di ragionevolezza impositiva. Non tassa il risparmio in quanto tale ma solo quello accantonato su un deposito. Sposta la tassazione, non si bene perché, dal risparmio gestito (che sarà colpito anche dall’incremento dell’aliquota fiscale dal 12,5% al 20) ai depositi di liquidità (che invece vedranno ridotta la tassazione degli interessi dal 27% al 20%) esponendo il risparmiatore così alle sollecitazione delle sirene dei guadagni facili (vedi le ingannevoli pubblicità sul trading delle valute, una delle attività più rischiose possibili nel campo della finanza fatte passare come una fonte di reddito sicuro).

Non ha alcun riguardo alla progressività della tassazione, alla consistenza del patrimonio da colpire (se non per la soglia, invero poco significativa di 50.00 euro) alle condizioni oggettive e soggettive del risparmiatore. Insomma l’importante è acquisire contante e dove lo posso acquisire con facilità e senza troppi problemi: semplice dove ci stanno i soldi fermi, che non si muovono, ossia in deposito. Complimenti al ministro Tremonti che ha avuto anche la singolare abilità di far passare una misura tanto grave come una quisquilia ed una pinzillacchera. Complimenti al governo italiano che così ha portato a casa danaro fresco per pagare i suoi sprechi continui e reiterati (pensiamo solo ai costi della politica e ai rimborsi elettorali ai partiti), aumentando ulteriormente una tassazione che in Italia è già ai livelli record mondiali. Complimenti ai tecnici ministeriali, astuti nel trovare un modo per fregare il prossimo senza che questo se ne accorga. Complimenti anche a noi cittadini italiani perché alla fine se ci trattano così e nessuno dice niente (vero associazioni dei consumatori?) probabilmente ce lo meritiamo.

di Pietro Colagiovanni

Confcommercio: “il caso Pambianchi”, Sangalli e Buongiardino

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L’arresto del presidente della Confcommercio di Roma, Cesare Pambianchi sicuramente ha rappresentato un brutto colpo, soprattutto d’immagine, per l’associazione guidata a livello nazionale dal milanese Carlo Sangalli. Va detto che l’inchiesta relativa a Pambianchi (che secondo gli inquirenti era a capo di una vera e propria macchina per l‘evasione fiscale e l’esportazione di capitali all’estero) non ha toccato in alcuno modo la Confcommercio ma è anche vero che l’impatto sull’opinione pubblica comunque c’è stato. Ed oggi il navigato politico democristiano di Porlezza deve comunque cercare di correre ai ripari. Ma non è l’unico fronte aperto per Sangalli. Deve anche, nella sua qualità di Presidente della Camera di commercio di Milano, cercare di trovare un feeling con la nuova amministrazione di centro sinistra, quella guidata dal sindaco a sorpresa Giuliano Pisapia. Sangalli, parlamentare democristiano dal 1968 al 1992, non è tipo da scoraggiarsi. Già è calato a Roma (dove la gestione milanese della Confcommercio non era troppo ben vista da Pambianchi e i suoi) per mettere insieme i cocci dopo l’esplosione della vicenda giudiziaria ed ha già incontrato il neo sindaco di Milano Pisapia per stabilire un “entente cordiale” con la nuova amministrazione dopo tanti anni di intesa con il centro destra. Inoltre Sangalli deve tenere sotto attenzione la stessa situazione della Confcommercio e dei suoi equilibri interni e soprattutto dei suoi equilibri economici, colpiti dalla pesante crisi economica che riduce non solo i consumi ma anche le adesioni alle associazioni datoriali. In questo sforzo (che analizzeremo nei prossimi tempi in dettaglio) Sangalli non può fare a meno di contare sui propri uomini più fidati e rodati. Tra questi spicca Renato borghi, vicepresidente della Confcommercio con delega all’organizzazione ma soprattutto, anche se più nell’ombra, Simon Paolo Buongiardino, vero braccio destro di Sangalli per tutto quello che riguarda le problematiche di bilancio e di equilibri economico e finanziari. L’incontro con Pisapia verteva anche sul ruolo di Buongiardino che con il centro destra di Albertini e Moratti aveva inanellato una sfilza di incarichi. Oggi Buongiardino, amministratore della Confcommercio di Milano, presidente di Federmotorizzazione-Confcommercio, è anche nella città meneghina presidente della municipalizzata Mir- Milano Immobili e reti. Una nomina del 2007 che Pisapia oggi potrebbe riconsiderare in favore di altri. Buongiardino d’altronde è, come dicevamo l’uomo d’ordine di Sangalli. Laureato in economia e commercio, storico presidente delle concessionarie Fiat ha sempre supportato Sangalli nei passaggi più delicati per quanto riguarda gli equilibri di bilancio. Basti pensare che nel turbolento dopo Billè fu lui a definire un bilancio dell’associazione più chiaro e trasparente in cui ad esempio vennero evidenziati i costi degli organismi collegiali della Confcommercio, al costo di oltre un milione di euro annui. Ma Buongiardino ultimamente soffre di una certa sovraesposizione mediatica a causa soprattutto della sua elezione, contestatissima, nell’Automobil Club di Milano, di cui è vicepresidente insieme al figlio del ministro della Difesa Ignazio Larussa. Una nomina che lo ha portato ad apparire più volte sulla trasmissione d’inchiesta Report che si è occupata del caso. Ma anche il giornalista autore del libro “La Casta” Sergio Rizzo  si è occupato di Buongiardino in una delle sue tante vesti pubbliche, quella di presidente del Fondo integrativo sanitario del lavoratori del terziario e del commercio, Fondo Est. In un articolo dal titolo “Commercio, il fondo (obbligatorio) vale 80 poltrone” il giornalista analizzava la composizione, a suo dire ridondante della cassa sanitaria nata per fornire prestazioni di cura integrative ai suoi iscritti. Come che sia Buongiardino resta uno dei perni imprescindibili nell’azione politica e diplomatica di Sangalli ed anche in questi frangenti complessi, come quelli attuali, l’abile spadaccino (Buongiardino ha vinto i mondiali senior di scherma qualche anno  fa) non potrà tirarsi indietro.

La scuola: interessanti opportunità di lavoro

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Negli ultimi anni il mondo della scuola primaria offre buone occasioni di lavoro anche per professionisti che non sono docenti con contratto a tempo determinato o indeterminato, ma persone con particolari competenze in grado di condurre un progetto specifico. Infatti, per alcuni ambiti disciplinari quali la musica o le attività sportive, la scuola si avvale della collaborazione di specialisti che prestano le loro competenze all’interno dell’orario scolastico. A fronte di una progressiva riduzione del numero dei docenti cresce invece il numero degli specialisti, considerato che l’ottica formativa scolastica declinata nel POF, il Piano dell’Offerta Formativa di ogni singolo Istituto, prevede la trattazione di alcuni progetti in modo specifico e puntuale: ciò crea l’ottica nella quale un’istituzione scolastica desidera porsi e la qualifica in modo proporzionale alle offerte formative. I docenti della scuola primaria non possono mettere a disposizione una preparazione specifica su ognuna delle innumerevoli materie di studio, quindi si ricade sul personale esterno che collabora con essi al fine di perseguire gli obiettivi formativi previsti. Per esempio un diplomato ISEF potrà svolgere lezione di motoria alle classi elementari, potendo offrire una preparazione accurata e specifica della sua materia di competenza. Si tratta materialmente di tenere dei veri e propri corsi e lezioni a favore degli alunni della scuola primaria, previa una progettazione con i docenti al fine di fondere le normali attività didattiche con le proposte specifiche. La collaborazione in genere tende poi a riproporsi nel tempo, perché la continuità didattica è un principio irrinunciabile al fine di vedere realizzarsi gli obiettivi a lungo termine; è auspicabile infatti che tale tipo di collaborazione perduri almeno per un ciclo di studi.
Questa tipologia lavorativa si presenta come un’eccellente opportunità per coloro i quali desiderano completare la propria professionalità, continuare le proprie precedenti attività come corsi privati o lezioni di recupero, ma contemporaneamente farsi conoscere e costruirsi un’immagine professionale affermata e garantita da una struttura pubblica riconosciuta.

Analisi del bilancio greco: Atene fa la bella vita con i soldi degli europei

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La questione della Grecia, dei suoi conti in dissesto, della sua incapacità di ripagare i debiti a suo tempo sottoscritti è una questione che da quasi un anno sta scuotendo l’intera sistema finanziario europeo e forse mondiale. L’ultima accelerazione nella crisi della nazione ellenica si è avuta qualche giorno fa, quando il quotidiano tedesco “Der Spiegel” ha addirittura parlato di un’uscita dal sistema dell’euro della Grecia e un suo ritorno alla moneta nazionale, la dracma. Una scelta folle per il governo di Atene, ma la paura in questi casi fa novanta. Si riunisce a Lussemburgo un vertice straordinario tra i ministri delle Finanze di Italia, Francia, Germania, Spagna e Grecia, il presidente dell’Eurogruppo, alti esponenti della Bce e della Commissione e si pongono alla Grecia una serie di condizioni per evitare il default sulle proprie obbligazioni e consentire alla Unione europea di continuare a finanziare il fabbisogno dello stato ellenico. Garanzie sulle privatizzazioni, creazione di un fondo di ammortamento dei titoli di stato, allungamento delle scadenze del debito i principali punti discussi nella riunione. Il punto vero però, ad avviso di chi scrive, è un altro. Come sono messi davvero i conti della Grecia? Leggendo le cronache finanziarie di questi giorni i numeri di Atene non vengono nemmeno citati. Al massimo si parla di percentuali, di scostamenti dagli obiettivi che il governo Papandreu aveva posto alla base delle sue richieste di finanziamenti, si cita un rapporto deficit/pil del 10,4% ma nulla si sa della reale condizione delle casse elleniche. E allora ci abbiamo provato un po’ noi, andando ad analizzare i documenti ufficiali del governo di Atene e del suo Ministro delle Finanze. E qui si arriva al nocciolo della questione. Un nocciolo talmente duro che non piace a nessuno e che, guarda caso, nessuno rende pubblico. Il dato incredibile è uno solo. Semplifichiamo. Come ogni famiglia, condominio, azienda o ente anche uno stato deve fare i cosiddetti conti della serva. Ossia calcolare quanti soldi guadagna ogni anno e quante spese ha. La differenza se positiva può destinarla al risparmio o ad investimenti, se è negativa deve indebitarsi o vendersi qualcosa per far quadre il bilancio. Come è messa in questa ottica così semplice la nazione greca? Non male. Peggio. Malissimo. Il Ministro delle Finanze greco ha reso disponibile per l’anno 2010 un documento ufficiale, il “Rapporto sul budget del governo per il 2010”. Nelle 48 pagine del dettagliato documento una è essenzialmente di nostro precipuo interesse. A pagina 17 il governo Greco dettaglia il progetto di incassi, di ricavi sui quali contare per coprire le spese del 2010. Ebbene il risultato è il seguente: incassi da tasse per circa 49 miliardi di euro, incassi da altre entrate diversi dalle tasse per altri 4, 2 miliardi di euro, incassi da soldi prestati per 38, 156 miliardi di euro. E così si coprono le spese correnti dello stato greco che ammontano a circa 90 miliardi di euro (91,9 miliardi per la precisione). Torniamo all’esempio di una famiglia normale. Il papà guadagna ogni anno circa 49.000 mila euro e la mamma con qualche lavoretto arrangia altri 4 mila euro. La famiglia però spende 91 mila euro l’anno, perché ha un certo tenore di vita. E la differenza chi ce la mette? Gente che ci presta i soldi, magari contribuenti europei, che tirano fuori 38 mila euro l’anno per consentire alla nostra simpatica famiglia greca di avere un tenore di vita adeguato. Il fallimento della Grecia è tutto qua, e parlare di altro è superfluo. Lo stato greco non è fallito, è peggio. E’ completamente decotto. Perché dai propri cittadini riceve appena il 58% dei soldi che gli servono per andare avanti. Il restante 42% se lo deve far prestare, dando in garanzia non si bene cosa. In pratica la Grecia si concede un tenore di vita praticamente doppio di quello che le sue reali possibilità gli offrirebbero. E l’Europa (inclusi gli italiani, che non è che se la passano troppo bene ) gli forniscono quella integrazione al reddito per fargli fare la bella vita, anche oggi anche a crisi scoppiata e perfino con il budget per il 2011. E poi si dice che i tedeschi sono sempre così cattivi…

di Pietro Colagiovanni

Eolico: l’intervista a Lorenzo Partesotti, imprenditore del vento

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Fanno troppo rumore. Hanno un forte impatto sulla mortalità degli uccelli. Rovinano il paesaggio. Attraggono gli interessi della criminalità organizzata. Sono queste le maggiori critiche che si sentono muovere dalla popolazione nei confronti dell’energia eolica. La crisi economica e il problema dell’approvvigionamento energetico, però, stanno riaprendo la strada alla proposta del nucleare in Italia. Proposta che comporterebbe costi elevati, sia di costruzione che di gestione, smantellamento e stoccaggio delle scorie, nonché un impatto ambientale estranei al sistema delle rinnovabili. Secondo i dati diffusi da La Nuova Ecologia, l’eolico “garantisce 25mila posti di lavoro, fornisce energia a 4 milioni di famiglie, evita l’emissione di 4,7 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, e fra 10 anni la sua produzione potrebbe triplicare”. Se da un lato, dunque, ci troviamo davanti ad una società confusa che vuole l’energia verde ma non conosce bene il sistema, dall’altro iI Governo sta già preparando il terreno per il suo progetto energetico approvando il nuovo Decreto sulle rinnovabili che mette un freno allo sviluppo delle stesse e pone davanti agli italiani la questione del ritorno al nucleare. Abbiamo affrontato la questione con Lorenzo Partesotti, esperto di energie rinnovabili ed imprenditore nel campo del mini e macro eolico.

Dott. Partesotti, in quanto imprenditore del settore, ci può spiegare qual è l’attuale situazione delle aziende che operando nell’eolico?
“Purtroppo, in Italia, le aziende che realizzano o sono proprietarie di impianti eolici sono inserite in un quadro in cui è assente una industria nazionale dell’energia del vento e ora devono fare i conti anche con il nuovo Decreto che farà crollare il settore. Questo è un comparto che, dal 2008, ha avuto anche in Italia una crescita a due cifre nonostante la crisi economica. La tecnologia hanno raggiunto un ottimo livello di affidabilità e convenienza: nonostante ciò, quando mi sono recato al salone internazionale dell’energia eolica tenutosi in Germania nel 2010, su molte centinaia imprese espositrici solo 4 o 5 erano italiane. Questo è dovuto all’arretratezza tutta italiana della politica, ma pure dell’industria e della società civile nel suo complesso, mentre tutto il mondo guarda alle potenzialità di questa fonte energetica per puntare alla fuoriuscita dal petrolio e dal nucleare”.

Oltre alle riserve del Governo in fatto di incentivi alle rinnovabili, le imprese si trovano anche doversi interporre con cittadini restii a far costruire le turbine sul loro territorio. Come va affrontato il dialogo con la popolazione?
“Quando ci sono stati dei referendum sull’eolico, le persone interrogate si sono espresse a grande maggioranza a favore di questa tecnologia. Questo risultato si è ottenuto informando le persone, facendole incontrare con esperti, portandole a visitare gli impianti. Certo ci sono zone in cui l’eolico è fatto male e si è sviluppato il malaffare, ma questo succede anche in altri settori come la sanità, per esempio. Questo non vuol dire che non deve essere realizzato, perché si tratta comunque di una tecnologia ad impatto zero sia nei costi che nelle emissioni (anche se un minimo di impatto nelle opere naturalmente c’è), ma che ci debbano essere progetti sensati e che rispettino i vincoli ambientali. Se si guarda all’estetica, invece, il bello e il brutto sono assolutamente relativi per questo le scelte tecnologiche non possono essere influenzate da questi fattori perché il paesaggio è non è un elemento fermo e immutabile ma cambia con l’evolversi della società, si vedano il caso delle autostrade e dei tralicci dell’alta tensione”.

Oltre al fattore paesaggio, le maggiori problematiche ambientali legate all’eolico sono il rumore e la mortalità dell’avifauna. Come vengono superate?
“Per quanto riguarda il rumore, la invito ad andare sotto una turbina di ultima generazione. Noterà che non si sente nulla. Secondo gli studi realizzati, misurando il rumore del vento tra gli alberi si è constatato che più forte di quello di una pala eolica. Questo perché le foglie degli alberi non sono areodinamiche, ed infatti non sono state studiate nelle galleria del vento, come che invece viene fatta per le turbine. Certo, più veloci andranno le pale, più rumore si produrrà ma a 200 mt di distanza non si sentirà comunque nulla. Per quanto concerne il problema dei volatili, la questione nacque tutta dagli eventi che si realizzarono in California negli anni ’80 in un parco che annoverava 5700 impianti. Allora si trattava delle prime turbine eoliche prodotte e, quindi, non paragonabili con quelle di oggi. Inoltre, nel caso italiano, il numero delle pale è decisamente inferiore: si attesta sulle 10/20 turbine che, in base agli studi degli ornitologi (primi nemici dell’eolico), si avrebbe una mortalità al massimo di 0,2 uccelli all’anno per turbina. Nel caso californiano la mortalità era molto più alta, non fosse altro per le migliaia di turbine per ogni impianto eolico”.

Prima del Decreto sulle rinnovabili, l’eolico ha potuto godere di diversi incentivi. Questo elemento, secondo lei, ha rischiato di attirare gli interessi della criminalità organizzata,oltre che quelli di natura puramente speculativa?
“Il mercato energetico nazionale non è libero. Gli incentivi che vengono messi a disposizione vanno a diverse fonti energetiche: si vedano quelli per lo smaltimento dei residui della raffinazione del petrolio (altamente inquinanti) fino al nucleare pagati interamente dallo Stato. Si tratta di costi esterni (le cosiddette esternalità ambientali e sanitarie) che vengono scaricate sulla popolazione. Costi che, nel caso dell’eolico, sono zero perché non inquina. Dove si guadagna sicuramente c’è il rischio di infiltrazioni mafiose ma io ho la netta impressione che, in Italia, ci sia un diffuso sistema di tangenti che tocca tutti i settori. Quindi, credo che la questione del malaffare non dipenda dagli incentivi ma dal sistema italiano”.

Carmela Mariano

Nucleare: l’intervista a Stefano Ciafani, responsabile scientifico Legambiente

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Il terremoto scatenatosi a Fukushima, l’allarme radioattività per l’esplosione delle centrali giapponesi e la politica energetica improntata dal governo italiano hanno sollevato diverse preoccupazioni nella popolazione. Un segnale di riflessione è già stato inviato dalle rappresentanze istituzionali che in questi giorni stanno approntando tavoli tecnici con le associazioni e i soggetti interessati per raggiungere un accordo comune. Intanto, in attesa del referendum di giugno dove gli italiani potranno dire si o no al ritorno del nucleare, si parla ancora di individuare i siti idonei per accogliere le future centrali che si baseranno sulla tecnologia francese EPR di terza generazione avanzata (3+) mentre il ministro Romani chiede all’Ue l’attuazione degli stress test per la sicurezza entro la fine del 2011. Dal rapporto stilato da Legambiente si tratterebbe di “52 aree, ciascuna avente almeno 300 ettari di estensione, localizzate tra Puglia, Molise e Basilicata (in particolare l’area calanchiva e la Murgia in provincia di Matera), tra il Lazio e la Toscana (la Maremma e la provincia di Viterbo), tra l’Emilia Romagna e il Piemonte (soprattutto nel Piacentino e nel Monferrato)”. E proprio al responsabile scientifico dell’Associazione, Stefano Ciafani, abbiamo voluto sviscerare i punti nevralgici della questione.

Dottor Ciafani, quanto inciderà, a livello economico, l’apertura delle centrali in Italia?
“A livello economico sarà una stangata. A di là della propaganda nuclearista, diversi soggetti quali il Dipartimento energetico Usa, il Mit, l’Agenzia internazionale dell’energia e l’agenzia di rating Moody’s rilevano che, includendo i costi di smantellamento e di stoccaggio delle scorie, l’energia nucleare è sta le più costose al mondo. Se vogliamo davvero ridurre i costi in bolletta dobbiamo puntare sulle rinnovabili. Più si diffondo queste tecnologie, meno costeranno. Non è vero che l’energia verde è la causa di bollette troppo alte: dei 5,5 miliardi di euro sottratti in fattura, 2,7 riguardano voci che non hanno nulla a che fare con le fonti alternative”.

Come vede la scelta del governo di attuare il Decreto sulle rinnovabili? E che impatto avrà il nucleare sull’ambiente, a differenza si eolico e fotovoltaico?
“Io credo che sia giusto diminuire gli incentivi in modo graduale per permettere alle nuove tecnologie di svilupparsi ed affermarsi. Non sono d’accordo sulla decurtazione drastica impostata dal governo. A livello ambientale, la tecnologia scelta per le centrali non ha risolto proprio nulla. Il problema dello smaltimento delle scorie che c’era prima ci sarà anche dopo e questo lo rilevano anche Usa e Francia che sono quei paesi che attualmente si basano sul nucleare. Durante il la fase di esercizio, inoltre, la centrale rilascia comunque dosi di radiazioni che si disperdono nell’ambiente. Secondo uno studio condotto dall’Agenzia federale per la radioprotezione tedesca, i bimbi che vivono entro un raggio di 5 km dalla centrale hanno una percentuale maggiore di ammalarsi rispetto gli altri”.

Crede che l’approvazione del Decreto sia stato influenzato dalla politica sul nucleare? La stessa politica ha, inoltre, influenzato anche la scelta di dottor Veronesi a capo dell’Agenzia per la sicurezza nucleare?
“Decisamente si. L’obiettivo è quello di sottrarre soldi alle rinnovabili per reinvestirle nel nucleare proprio perché i costi di gestione pre, durante e post sono molto elevati. Anche il ministro Romani lo ha ammesso. Per quanto riguarda Veronesi, la scelta è stata tutta mediatica. Per quel ruolo era necessario un tecnico che potesse valutare adeguatamente gli aspetti pratici del sistema”.

Se le centrali dovranno in ogni caso essere costruite, quali potrebbero essere i siti migliori in Italia?
“I siti idoneo sono pochi. Il territorio deve essere geologicamente stabile, vicino all’acqua e con nessuna popolazione intorno. Per quanto riguarda i due aspetti si prediligono le coste. Se si prende in considerazione anche la popolazione, non è possibile costruire la centrale in nessun posto. Si parla molto di sicurezza ma il Giappone c’insegna. Stando a questi fattori, nessun sito è idoneo. Per questo, a giugno, si chiederà agli italiani di votare nuovamente con un referendum per esprimere il proprio parere sul nucleare. Il governo sta cercando di non far raggiungere il quorum necessario per impedire che il referendum si svolga, per questo non ha approvato l’Election day costringendo agli italiani a votare più volte, con la conseguenza che verranno impegnati 400 milioni di euro”.

Carmela Mariano

Decreto rinnovabili: l’intervista al presidente del Gifi-Anie

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Il Decreto legislativo sulle energie rinnovabili ha avuto l’approvazione anche del presidente Napolitano che, lo scorso 8 marzo, ha firmato il testo deliberato dal Consiglio dei Ministri. Approvazione che non ha avuto la benedizione delle associazioni di categoria le quali, due giorni dopo l’apposizione della firma presidenziale, hanno deciso di riunirsi a Roma per manifestare. In questo modo, Assoenergie future, Assosolare e il Gruppo imprese fotovoltaiche italiane (Gifi) promettono battaglia sia in piazza che presso i tribunali fino ad arrivare alla Corte Ue, come ha spiegato alla stampa l’avvocato Stefania Piscitelli: “La strategia più veloce potrebbe essere di aspettare che un’azienda non riceva l’incentivo in modo da poter sollevare la questione di fronte alla Corte costituzionale”. In merito abbiamo ascoltato il presidente del Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane (Gifi), Valerio Natalizia il quale ha spiegato i cambiamenti che il settore dovrà affrontare.

Presidente Natalizia, qual è l’attuale situazione del sistema energetico basato sulle rinnovabili in Italia?

“In anni recenti in ambito internazionale è emersa una crescente attenzione al tema della sostenibilità ambientale, declinata in particolare al settore energetico e alla minore dipendenza da fonti fossili tradizionali. In piena crisi gli investimenti green oriented hanno assunto negli interventi governativi di molti Paesi un ruolo driver in funzione anticiclica. Secondo le più recenti stime il comparto delle rinnovabili (fotovoltaico, eolico e biomasse) ha raggiunto nel 2010 un fatturato di 13 miliardi di euro, con una crescita del 60% nel biennio 2009-2010. In particolare, secondo stime GIFI-ANIE, il settore del fotovoltaico ha un fatturato aggregato di 3,2 Miliardi di Euro (di cui 500 milioni di euro di inverter per fotovoltaico) e conta 20.000 addetti. Le aziende attive in Italia nel settore fotovoltaico operano nella progettazione, installazione, distribuzione e manutenzione di impianti e sistemi. Le aziende operano anche nella produzione di inverter, sistemi di supporto e di componenti collegati al fotovoltaico. Nell’ultimo periodo nel mercato italiano stanno emergendo anche molti piccoli produttori di moduli fotovoltaici in silicio sia cristallino sia amorfo che nel complesso arrivano a produrre annualmente circa 500 MW di moduli”.

Cosa andrà a modificare il nuovo Decreto recentemente approvato dal Governo?
“Il Decreto prevede ora che l’attuale Conto Energia sia applicabile esclusivamente agli impianti solari per i quali l’allacciamento alla rete abbia luogo entro il 31 maggio 2011. Così come è stato approvato il Decreto determina sin da subito effetti pesantemente negativi quali: il ricorso immediato alla cassa integrazione straordinaria, identificata attualmente nell’ordine di oltre 10.000 unità direttamente impiegate nel settore; il blocco delle assunzioni e la perdita di qualificati posti di lavoro, quali quelli nella Ricerca & Sviluppo e il blocco immediato degli ordinativi delle aziende (stimabili in oltre 8 miliardi di euro)”.

Perché avete deciso di manifestare a Roma?
La decisione di partecipare all’incontro di Roma del 10 marzo scorso è nata dall’esigenza di portare avanti le istanze del comparto del fotovoltaico insieme alle altre associazioni di categoria: settore che, ricordiamo, ha fornito fino ad oggi un valido contributo per il raggiungimento degli obiettivi della politica energetica europea 20-20-20, che prevede una quota del 17% dell’energia primaria nazionale prodotta da fonti rinnovabili. Insieme agli altri rappresentanti del settore rinnovabili GIFI-ANIE ha voluto avanzare proposte di riforma al decreto che potrebbe paralizzare il mercato, chiedendo un piano di sostegno al settore, che eviti i continui cambi di rotta e che fornisca regole certe per garantire una duratura stabilità”.

Avete avuto modo di discutere dei problemi legati ai finanziamenti alle energie verdi con le istituzioni? Quali sono stati, eventualmente, gli impegni presi dal Governo?
“Le aziende di GIFI-ANIE parteciperanno nei prossimi giorni a un tavolo tecnico con i Ministeri, allo scopo di posticipare al 31 dicembre 2011 la data fissata invece al 31 maggio 2011 per l’allacciamento degli impianti alla rete elettrica e per la definizione del nuovo sistema di incentivazione e la rimozione della quota massima annuale incentivabile. L’Associazione si è detta inoltre disponibile per la presentazione di proposte operative responsabili, condivise fra tutti gli operatori e volte a garantire una crescita sana del mercato fotovoltaico”.

Carmela Mariano

Il rischio UniCredit nella solita Italietta

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La questione libica, con il suo repentino aggravarsi e con la sua proiezione internazionale, ha ancora una volta di più segnalato le debolezze politiche ed economiche del sistema Italia. La decisione di appoggiare la coalizione internazionale per il rispetto della no-fly zone è stata una decisione presa per default, senza che noi abbiamo guidato il processo e senza che noi siamo stati capaci di tirarci indietro, come invece forse più saggiamente ha fatto la Germania. Umberto Bossi ha pubblicamente criticato questo intervento timido, impacciato e pericoloso ed è stato forse l’unico che ha avuto il coraggio di dire quello che molti pensano. Gheddafi è un pericoloso dittatore sicuramente, ma lo era anche quando gli abbiamo permesso di acquistare le quote della prima banca italiana, Unicredit di cui è diventato primo azionista. Ed era sempre un pericoloso dittatore anche quando l’Eni ha avviato attività petrolifere in Libia. L’esitazione dell’Italia, mai come in questo caso, ha dimostrato la fragilità del sistema Italia, il suo provincialismo, la sua pochezza. Mentre tutti pensano a tutelare con attenzione i propri interessi, noi ci siamo allegramente defilati su questioni che interessano migliaia di lavoratori, di cittadini. Unicredit è un patrimonio dell’intera nazione ma per piccoli interessi (o grandi ma a favore di pochi) abbiamo comunque rischiato quello che nessuno avrebbe mai rischiato: consegnare una banca di questa importanza ad una persona i cui disturbi mentali sono materia nota e conosciuta da oltre trenta anni. Non si tratta di una cosa seria, così come non si può entrare in una guerra solo perché la Francia ci soffia la scena. In poche parole l’Italia, a cento anni da quando decise di invadere la Libia, anche lì collezionando una sequela di brutte e tristi figure, non è cambiata molta: Italietta era e Italietta resta.

Pietro Colagiovanni

Il business mortale delle centrali nucleari

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Certamente l’impatto del terremoto in Giappone non era prevedibile nella sua immensa violenza. Ma è altrettanto sicuro che il Giappone è un territorio naturalmente predisposto ad eventi sismici di grande intensità. In altro verso il Giappone è una nazione povera, se non del tutto carente di risorse energetiche naturali. E’logico anche che, con la costruzione di reattori nucleari il Giappone abbia voluto almeno in parte affrancarsi dalla dipendenza, mai come in questi ultimi tempi pericolosa, dai paesi produttori di gas e petrolio. Il dramma di Fukushima ci dice però che tutti questi ragionamenti, in teoria corretti, possono avere conseguenze imprevedibili e catastrofiche quando si confrontano con la natura, con l’imprevedibilità del caso e del fato. La situazione giapponese d’altronde nelle premesse prima evidenziate, è straordinariamente simile a quella italiana. L’Italia infatti è praticamente priva di risorse naturali, ha un’elevata sismicità e sta cercando, dopo un blocco ultraventennale dettato da un referendum popolare, di riaffacciarsi sul mercato del nucleare, ipotizzando la costruzione di nuovi reattori. Il punto qual è? E’ quello che la centrale nucleare anche di terza generazione avanzata non è affatto sicura, come la si vuole dipingere, e comunque eventi sismici di straordinaria intensità, che nessuno potrà mai escludere metterebbero comunque a repentaglio la vita di un numero imprecisato di cittadini. In questo senso bisogna chiedersi allora il perché di tanta volontà di insistere sulla strada del nucleare, una tecnologia ancora instabile e di cui non è stato mai risolto il problema dello smaltimento delle scorie. Il perché è puramente economico e speculativo. Tutti coloro che spot alla mano difendono l’energia nucleare lo fanno perché parte di una lobby economico politica che punta al grande business della costruzione di una centrale. Parliamo di lavori e di appalti per tre miliardi di euro, ed è ovvio che una gigantesca spesa di finanziamenti è troppo appetibile, è irresistibile per chi ha le leve del potere in mano. Peccato però, e il disastro di Fukushima ce lo ricorda, che tutta questa speculazione, questa voglia di business, di guadagno e di potere espone i cittadini a rischi importanti, forse potenzialmente fatali (Pietro Colagiovanni)

Perché ci vuole una donna nuda per acquistare un tubetto di colla?

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Si fa un gran parlare di parità tra i sessi, come auspicio o come punto di arrivo. Di certo non come realtà. In Italia, e le polemiche sul ruolo della donna e sulle inchieste giudiziarie su giri di prostituzione altolocati lo dimostrano, siamo ancora più arretrati rispetto ad altri paesi. La nostra resta nelle fondamenta, una società ancora profondamente dominata dal maschio e sui suoi gusti si informa gran parte della comunicazione e degli stili di consumi. Basta una riflessione banale per capirlo. Se fossimo in una società più paritaria o addirittura dominata dalla componente femminile l’abbinare un prodotto ad una donna poco vestita non avrebbe grande effetto. O avrebbe comunque un impatto di gran lunga inferiore a quello che ha oggi. La donna, quindi, non ha raggiunto ancora il potere sociale che meriterebbe. Anche perché il rendimento scolastico delle donne, come hanno confermato ancora un volta recenti studi accademici, è di gran lunga migliore di quello dei colleghi maschi. Perché allora un’intera società non sfrutta appieno queste grandi potenzialità che la donna può offrire? I motivi sono profondi. In primis il ceto maschile al potere ha ben poca voglia di mollare le redini detenute per generazioni e generazioni. Ma anche se, in un soprassalto di resipiscenza volesse l’intera società è profondamente modellata sul maschio e sulle sue esigenze ed è quindi difficile da riconvertire in tempi ragionevolmente brevi. I modelli di consumo sono penati sull’uomo, la pubblicità, come abbiamo visto, è pensata per i desideri maschili, le strutture produttive ed economiche sono organizzate in base alle esigenze dei maschi. La donna è anche madre, o quantomeno è il percorso più naturale di una donna ed è anche quello statisticamente più rilevante. Ma il mondo del lavoro e della produzione è pensato ed incentrato solo per l’uomo, che non ha i ritmi della maternità, ritmi fisiologici prima che culturali. Eppure le nuove evoluzioni della tecnologia possono accelerare un rinnovamento culturale ormai indispensabile. Certo con questo non si vuol dire, e chi scrive essendo uomo certo non lo auspica che il ruolo maschile venga ghettizzato o peggio emarginato. Si vuole solo dire che una società in cui la donna concorre su basi paritetiche alla gestione della collettività, delle imprese e della società tutta è un posto migliore, che sfrutta meglio le proprie risorse, è più armonico ed è meno distorto, come è adesso, da pulsioni e desideri tipici di una sola metà del cielo. La tecnologia attuale sta rendendo possibile una progressiva dematerializzazione delle prestazioni lavorative. Le prestazioni che maggiormente si stanno liberando dall’essere vincolate ad uno specifico luogo di lavoro sono quelle in cui il ruolo femminile ha carte spesso migliori da giocare, come quelle professionali, quelle derivanti da studi complessi e approfonditi, quelle derivanti da specializzazioni assai accurate. Forse il nuovo sistema produttivo mondiale che la tecnologia sta modellando riuscirà a fare giustizia di una discriminazione immotivata che frena lo sviluppo della collettività e francamente, tra un Bunga bunga ed una velina, si dimostra anche noiosa e fastidiosa. (Pietro Colagiovanni)

Unicredit e Gheddafi primo azionista: che disastro…

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La scarsa lungimiranza può comportare pericoli importanti per sistemi economici e finanziari delicati come quelli occidentali. Ed ovviamente in questo scenario l’Italia è messa anche peggio. Anche perché fa cose quantomeno superficiali. Con il massacro in Libia di questi tempi, qualcuno ci dovrebbe spiegare come si è potuto consentire ad un dittatore i cui equilibri psicologici sono stati sempre fragili di acquisire il pacchetto più importante di azioni della prima banca italiana, e colosso a livello europeo, come è Unicredit. Oggi tutti se la prendono con Berlusconi per il baciamano, la tenda, le ragazze e altre insulsaggini del genere. Nessuno ci spiega perché il salotto buono della finanza, quello dei poteri forti, dove Berlusconi non ha certo una presa di ferro ha consentito qualcuno dice sollecitato l’arrivo del colonnello e dei suoi petrodollari. Oggi i libici hanno circa il 7,5% dell’istituto di piazza Cordusio e comunque andrà a finire sarà una bella gatta da pelare. Se Gheddafi rimane in sella bisognerà spiegare alla gente come si fa a rivolgersi ad uno sportello di una banca la cui quota di riferimento è in mano ad un pazzo sanguinario che ha massacrato migliaia dei suoi cittadini. Se arrivano i Fratelli musulmani, come qualcuno per giustificare la sua vicinanza al colonnello di Tripoli suggerisce, bisognerà spiegare come si fa a consegnare Unicredit a simpatizzanti di Al Qaeda. Seppure non si arriva a nessuno di questi due estremi resta il fatto che l’integrità di uno dei pilastri finanziari italiani è stato comunque messo a rischio, ed una soluzione non sarà semplice. In altri paesi più seri si valuta anche la strategicità delle aziende e si chiedono, come è giusto che sia, garanzie rispetto agli acquisti di azioni di queste società. Non è una questione di libero mercato. Gheddafi ha i soldi perché è un dittatore che ha brutalmente sfruttato un popolo e le sue riserve naturali. Di libero mercato i suoi petrodollari non hanno proprio nulla, anzi. E quindi le regole del libero mercato devono essere ispirate quantomeno alla reciprocità. Ma nel caso Unicredit per basse ragioni di politica e di cassa tutto questo ragionamento non è stato fatto. E gli gnomi della finanza italiana, dopo questo disastro, appaiono se possibile ancora più piccoli. (pietro colagiovanni)

Come investire nel barile di petrolio?

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Il prezzo del petrolio si va costantemente impennando. Le turbolenze e le rivolte del mondo arabo, luogo dove il petrolio si estrae e luogo lungo il quale comunque transita, stanno solo mettendo in evidenza un trend che è destinato ad accelerare. Il problema è che con l’arrivo sullo scenario dei paesi emergenti centinaia di migliaia, se non milioni dipersone ogni anno reclamano consumi energetici che sinora non li avevano interessati. Basti pensare allo sterminato continente cinese, o al subcontinente indiano e alla sua probabile motorizzazione. D’altronde non si capisce perché un occidentale debba consumare 100 barili di petrolio in media ed un cinese solo tre. Il punto è che questa tendenza creerà sempre più tensioni, sempre più frizioni politiche, sempre più strategie con possibili esiti conflittuali. E’ovvio che questo scenario comporta rischi ma anche opportunità per gli investitori. Gli operatori del settore petrolifero, alla luce di questa tendenza, sembrerebbero essere i naturali destinatari di un investimento. Eppure le cose non sono così semplici o scontate. I rischi di provocare disastri naturali, come è accaduto con British Petroleum, sono dietro l’angolo. I rischi che una compagnia petrolifera venga nazionalizzata, che un cambio di regime (evento oggi più probabile che mai) possa mutare i contratti, le concessioni e le modalità con cui la compagnia opera sono estremamente elevati. Inoltre oggi con il rarefarsi del petrolio a basso costo, le società del settore devono investire somme sempre più rilevanti, nell’ordine dei miliardi di euro, per arrivare a chilometri di profondità e far sgorgare il prezioso oro nero. E’ovvio quindi che l’appetibile prospettiva di investire i propri risparmi in un settore dalle potenzialità enormi ,come quello energetico e petrolifero, nello specifico deve essere contemperata da questi ulteriori ragionamenti. Ciononostante non sarebbe una buona politica non esere presenti, sia pure con mille accortezze, in questo comparto. Come sempre però occorre tenere sotto controllo i rischi. Anziché puntare su un solo titolo (esposto a mille oscillazioni e singolarità) una buona scelta può essere quello di puntare su fondi a basso costo che sintetizzano un indice o un paniere di titoli. Un esempio sono gli Etf di settore, magari denominati in euro per non dover subire anche i rischi di oscillazioni del cambio.Si tratta forse della soluzione più economica e probabilmente meno rischiosa per destinare una quota dei propri risparmi al barile di petrolio e alla sterminata fetta di economia mondiale che sempre di più ruoterà intorno ad essa. (Pietro Colagiovanni)

Tumori cavo orale, 4mila nuove diagnosi l’anno: a Milano weekend di prevenzione

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(Adnkronos) – In Italia ogni anno vengono diagnosticati 4.000 casi di tumori alla bocca, più frequenti negli uomini che nelle donne. Nel nostro Paese l’incidenza è di 7 casi ogni 100.000 abitanti (8 ogni 100.000 nei maschi e 5 ogni 100.000 nelle femmine). Questo tipo di cancro è rarissimo nei giovani ma l’incidenza aumenta con l’età e raggiunge il picco nelle persone oltre i 70 anni. Per questo motivo l’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della Provincia di Milano, l’Associazione nazionale dentisti italiani di Milano e l’Istituto Stomatologico ieri e oggi sono scesi in piazza in favore della prevenzione, supportati dal Corpo militare dell'Ordine dei Cavalieri di Malta. "Come ogni anno abbiamo organizzato una due giorni per sensibilizzare l’opinione pubblica – spiega all’Adnkronos Andrea Senna, vice presidente Omceo Milano – e per promuovere la salute, in particolare la salute della bocca. Il tumore del cavo orale è ancora poco conosciuto, nonostante si registrino 4mila nuove diagnosi ogni anno. Per questo motivo è fondamentale la diagnosi precoce. Se non preso in tempo, infatti, il cancro del cavo orale metastatizza molto più velocemente ma con interventi tempestivi può essere prevenuto". Tra i fattori di rischio, l’abuso di alcol e fumo. "La combinazione di queste due sostanze poi – avverte Senna – sono un mix esplosivo". Le categorie più colpite, "anziani, perché è un tipo di tumore che si manifesta con l’avanzare dell’età", anche "se non mancano casi tra i più giovani sessualmente attivi che si infettano con il papilloma virus. Quindi è fondamentale far capire loro anche l’importanza dei vaccini".  A supportare Omceo Milano e sezione milanese di Andi, anche l’Istituto Stomatologico "che ci ha messo a disposizione un’autoambulanza odontoiatrica – sottolinea l'esperto – In totale privacy abbiamo visitato circa 200 cittadini, nonostante il maltempo che si è abbattuto sulla città sabato pomeriggio". Prossimo appuntamento con la prevenzione del tumore del cavo orale il 30 agosto al Gran Premio di Formula 1 a Monza. "Anche in quell’occasione scenderà in campo la prevenzione oncologica – conclude Senna – saranno offerte visite gratuite alla cittadinanza presso l’Unità mobile odontoiatrica dell’Istituto stomatologico italiano (Isi). La campagna è organizzata dall’ Ordine provinciale dei medici chirurghi e odontoiatri (Omceo) di Monza con il supporto del Corpo militare dell’Ordine di Malta e della sezione provinciale Milano-Lodi-Monza Brianza dell'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi)". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Ucraina, summit in Svizzera: che cosa dice il documento finale

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(Adnkronos) – La Carta delle Nazioni Unite, "compresi i principi del rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità di tutti gli Stati, può e servirà come base per raggiungere una pace globale, giusta e duratura in Ucraina". Lo riporta il comunicato finale su un quadro per la pace in Ucraina approvato da un'ottantina su 92 Paesi partecipanti al summit di Buergenstock, nella Svizzera centrale.  I Paesi che hanno sottoscritto il comunicato finale del summit per la pace in Ucraina di Buergenstock, in Svizzera, si impegnano a lavorare in particolare su tre aspetti della guerra in corso da oltre due anni: sicurezza nucleare, sicurezza alimentare e prigionieri, inclusi i bambini ucraini deportati. I partecipanti hanno avuto "uno scambio fruttuoso, esaustivo e costruttivo di diversi punti di vista sui percorsi verso un quadro per una pace globale, giusta e duratura, basata sul diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite". In particolare, "riaffermiamo il nostro impegno ad astenerci dalla minaccia o dall'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato, i principi di sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti gli Stati, compresa l'Ucraina, all'interno dei loro confini riconosciuti a livello internazionale, comprese le acque territoriali, e la risoluzione delle controversie con mezzi pacifici come principi del diritto internazionale". Le centrali e gli impianti nucleari ucraini, inclusa quella di Zaporizhzhia, "devono funzionare in modo sicuro e protetto sotto il pieno controllo sovrano dell'Ucraina e in linea con i principi dell'Aiea e sotto la sua supervisione. Qualsiasi minaccia o uso di armi nucleari nel contesto della guerra in corso contro l'Ucraina è inammissibile". In secondo luogo, riporta ancora il comunicato, "la sicurezza alimentare globale dipende dalla produzione e dalla fornitura ininterrotta di prodotti alimentari. A questo proposito, sono fondamentali la navigazione commerciale libera, completa e sicura, nonché l'accesso ai porti marittimi nel Mar Nero e nel Mar d'Azov. Sono inaccettabili gli attacchi contro le navi mercantili nei porti e lungo l'intera rotta, nonché contro i porti civili e le infrastrutture portuali civili. La sicurezza alimentare non deve essere in alcun modo usata come arma. I prodotti agricoli ucraini dovrebbero essere forniti in modo sicuro e gratuito ai Paesi terzi interessati". In terzo luogo, "tutti i prigionieri di guerra devono essere liberati mediante scambio. Tutti i bambini ucraini deportati e sfollati illegalmente, e tutti gli altri civili ucraini detenuti illegalmente, devono essere rimpatriati in Ucraina. Crediamo che il raggiungimento della pace richieda il coinvolgimento e il dialogo tra tutte le parti. Abbiamo quindi deciso di intraprendere passi concreti in futuro nei settori sopra citati, con un ulteriore impegno dei rappresentanti di tutte le parti in causa".   —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Atp Stoccarda, Berrettini ko in finale con Draper

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(Adnkronos) – Matteo Berrettini non riesce a vincere per la terza volta in carriera al torneo Atp 250 di Stoccarda (erba, montepremi 734.915 euro). Il 28enne romano, numero 95 del mondo e in tabellone con il ranking protetto, cede in finale al 22enne inglese Jack Draper, numero 40 del ranking Atp e sesta testa di serie, con il punteggio di 3-6, 7-6 (7-5), 6-4 dopo due ore e quattro minuti di gioco. Per Berrettini si tratta della sesta finale persa in carriera, con otto titoli all'attivo. Per Draper è il primo trionfo dopo due finali perse.  "Congratulazioni a Jack, hai avuto una settimana fantastica e hai giocato una finale fantastica" ha detto Matteo Berrettini dopo la sconfitta di oggi. "Questa sconfitta mi farà male per un po', sono triste ma so che ho perso partite come questa e vinto partite come questa". "Ringrazio il mio team – aggiunge il 28enne romano -. Solo noi sappiamo quello che abbiamo passato, voi mi date forza quando mi sembra di non averne più. Mi dispiace non esser riuscito a vincere ma grazie per il sostegno e grazie anche al pubblico, ogni anno sento sempre più supporto. Sono così contento di venire qui, di giocare e fare del mio meglio contro tutto e contro tutti".  —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Euro 2024, Buffon: “Serenità con cui abbiamo gestito svantaggio è segnale forte”

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(Adnkronos) – Da una parte la gioia per la vittoria all'esordio a Euro 2024 contro l'Albania; dall'altra la concentrazione e la testa già rivolta alla seconda sfida del Gruppo B in programma giovedì 20 alle ore 21 a Gelsenkirchen contro la Spagna. L'Italia, rientrata a Iserlohn già in serata dopo il match contro gli albanesi (Dortmund dista circa 40 km), è scesa in campo in mattinata all'Hemberg Stadion per una seduta di allenamento, sotto gli occhi dei giovani studenti premiati a Casa Azzurri nell'ambito del concorso "Il migliore gol delle nostre nazionali: fai gol anche tu!". "Siamo stati bravi, dimostrando di essere una Nazionale equilibrata, che ha consapevolezza – le parole del capo delegazione Gianluigi Buffon -. Nonostante un inizio shock che poteva destabilizzare abbiamo proseguito a macinare gioco: come ha detto il mister, la nostra forza è quella di aggrapparci al gioco, abbiamo meritato ampiamente la vittoria. Spalletti cerca sempre di trarre il massimo da quello che ha a disposizione, a volte utilizza il bastone a volte la carotina, penso siano degli strumenti inevitabili quando devi ottenere il massimo dai ragazzi".  Buffon ha focalizzato la sua attenzione su un aspetto in particolare: "La serenità con cui siamo riusciti a rimediare allo svantaggio, questo è stato il segnale più forte da prendere. Poi c'è qualcosa da perfezionare: con un po' più di cinismo e rabbia probabilmente non avremmo rischiato di veder sfumare al 90° una vittoria fondamentale".  "Abbiamo dimostrato di essere una nazionale equilibrata che ha consapevolezza, nonostante un inizio choc che poteva destabilizzare abbiamo proseguito a giocare a macinare gioco, come ha detto il mister la nostra forza è quella di aggrapparci al gioco, abbiamo meritato ampiamente la vittoria. Il mister cerca sempre di trarre il massimo da quello che ha a disposizione, a volte utilizza il bastone a volte la carotina, penso siano degli strumenti inevitabili quando devi ottenere il massimo dai ragazzi". "C'è il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, dipende come lo vuoi vedere: ieri bisogna porre l'attenzione sullo svantaggio e sulla serenità su cui siamo riusciti a rimediare, questo è stato il segnale più forte da prendere, poi c'è qualcosa da perfezionare, con un più di cinismo e rabbia probabilmente non avremmo rischiato al 90esimo di veder sfumare una vittoria fondamentale", aggiunge il campione del mondo 2006. Per Buffon, anche il paragone tra questa Nazionale e quella del 2006: "C'è molta somiglianza, soprattutto nella gestione del gruppo. Emozioni nel tornare a Dortmund? Soprattutto nel vedere Alex Del Piero a bordo campo: io tendo a scordarmi il passato, ma qualche passaggino al 2006 l'ho fatto". Anche la Spagna evoca un bel ricordo, quello degli ottavi di finale a Euro 2016: "Era una Spagna forse a fine ciclo, per motivi anagrafici. La nostra, invece, è una Nazionale a inizio ciclo: voglio pensare che tra due anni saremo al top, ma già oggi possiamo raggiungere livelli di performance elevati".  Buffon ha anche elogiato Gigio Donnarumma autore di una parata decisiva nei minuti finali della partita. "Ha fatto anche parate più difficili di quella di ieri sera però la parata di ieri è stata molto importante perché non avremmo avuto tempo per replicare al loro pareggio. Ha messo in ghiaccio una vittoria che se fosse sfumata sarebbe stato davvero un peccato". In mattinata Buffon ha osservato come "quando c'è l'Itala è l'unico momento in cui tutti tifiamo per la stessa cosa e remiamo tutti dalla stessa parte. È una magia. Quando vengo in Germania mi commuovo quando i bimbi mi salutano e mi riconoscono, perché penso di essere già passato come giocatore ma invece i ricordi vengono tramandati dai genitori”.     —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

G7, questore Brindisi: ”Mai un summit senza incidenti, un successo gestione sicurezza”

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(Adnkronos) – Oltre tre mesi di lavoro ''intenso, straordinario e fatto con entusiasmo'' tra comitati provinciali e tavoli tecnici, una squadra con le migliori professionalità, una paziente opera di mediazione per gestire il dissenso e una grande collaborazione tra le varie forze di polizia in campo. Sono gli ingredienti che, secondo il questore di Brindisi, Giampietro Lionetti, hanno portato al ''successo'' nella gestione della sicurezza del G7. ''Non mi vorrei sbagliare – confida all'Adnkronos – ma non ricordo un summit dove non è accaduto nulla come in questo caso: per me è stato un successo professionale. Sono molto contento''.  Lionetti si è insediato in questura a Brindisi a fine aprile, ''dopo 20 anni passati alla Digos''. ''Ero abituato a quel tipo di attività – dice – Ma organizzare un evento del genere è tutta un'altra cosa: il capo della Polizia mi ha dato la possibilità di scegliere la 'squadra' e ho avuto a disposizione dirigenti e ufficiali preparati, professionalmente molto bravi, i migliori che abbiamo. Quindi nonostante le difficoltà dovute al territorio, un territorio molto bello ma molto vasto, avere questa professionalità sul campo ci ha dato una marcia in più. Siamo riusciti assieme a risolvere ogni problema che non è poco e alla fine è stato più facile di quello che pensassi''.  ''Non dimentichiamo poi tutti i comitati e i tavoli tecnici fatti col prefetto, a cui hanno partecipato anche i comandanti provinciali di carabinieri e guardia di finanza e i militari – sottolinea – E' stato un lavoro da manuale e molto intenso di partecipazione, condivisione e confronto, ognuno con le sue prerogative''. ''Sulla manifestazione di Fasano c'era qualche preoccupazione – dice Lionetti – nella componente pro Palestina c'erano diverse realtà, tutta la sinistra antagonista e la parte anarchica ma, nonostante tutto, è andata bene, il merito è proprio di questo lavoro di squadra. Ci sono stati mesi intensi di dialogo con queste realtà per cercare di portare a casa un risultato e ci siamo riusciti''. ''E' vero che ci sono stati i manifesti, una cosa offensiva sì ma minimale rispetto a quello che è successo di recente durante le manifestazioni'', spiega. ''Dobbiamo considerare che questo vertice si è tenuto in un momento delicato con i conflitti in medio oriente e in ucraina in corso – sottolinea – Un momento in cui in diversi paesi ma anche in alcune città italiane ci sono state manifestazioni in cui si sono verificati anche degli incidenti. In questo contesto, in cui gli animi erano abbastanza accesi, siamo riusciti con il lavoro di comunicazione e di mediazione a ottenere un risultato importante''. ''Sono partito dal presupposto, come garantito dalla Costituzione, che bisognava dare la possibilità alla gente di manifestare il dissenso rispetto alle politiche del G7 – racconta – Gli organizzatori delle proteste sono venuti qui in questura a presentare preavviso, gli abbiamo assegnato delle aree che non intaccavano la zona di massima sicurezza, ovvero quella a ridosso del vertice, e lì si sono svolte le manifestazioni. Poi abbiamo fatto un'attività importante di mediazione''. Fondamentale per la gestione dell'evento è stata poi l'sitituzione della Sala operativa interforze, dove erano presenti tutte le forze di polizia e le forze armate, coordinata proprio dalla questura di Brindisi. ''Anche questa è stata un'esperienza straordinaria. C'è stata collaborazione e la condivisione. In sala è stato utilizzato il canale unico per le comunicazioni: abbiamo scommesso su questo e non c'è stato nessun problema per quanto riguarda la comunicazione''. Inoltre è stata istituita anche una sala operativa avanzata più vicina al luogo del vertice, ''necessaria'', sottolinea il questore di Brindisi, ''viste le distanze''. (di Giorgia Sodaro) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Euro 2024, allarme ad Amburgo prima di Polonia-Olanda: polizia spara a uomo con ascia e molotov

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(Adnkronos) –
Allarme ad Amburgo, una delle dieci città tedesche scelte per le partite degli Europei di calcio 2024. Nella città affollata di tifosi, in vista dell'incontro Polonia-Olanda, la polizia tedesca ha sparato a un uomo armato di un'ascia e con una molotov nei pressi della Reeperbahn. Lo riferisce l'agenzia Dpa, che in precedenza scriveva dell'uomo armato di piccone e molotov. Un portavoce della polizia ha confermato che l'uomo è stato colpito a una gamba da un agente e che sta ricevendo assistenza sanitaria.  Prima dei fatti decine di migliaia di tifosi olandesi avevano sfilato per le strade del quartiere di St. Pauli, dove si trova la Reeperbahn. Le prime indicazioni suggeriscono che "non c'è alcun legame con il calcio", ha detto il portavoce della polizia tedesca. Secondo la ricostruzione delle forze dell'ordine, l'uomo è uscito da un pub lungo una strada adiacente la Reeperbahn con l'ascia in mano, 'esibita' in "modo minaccioso" agli agenti che gli avrebbero chiesto di posarla in terra. Al rifiuto, ha aggiunto il portavoce, lo hanno colpito alla gamba. Ad Amburgo si gioca oggi la partita Polonia-Paesi Bassi  Sono stati rilasciati ieri sera gli italiani che erano stati fermati nel giorno della partita degli Europei di calcio a Dortmund Italia-Albania. Lo riferiscono fonti della Farnesina, sottolineando come l'ambasciata italiana in Germania si sia attivata sin dal primo momento.  
Non c'è ancora una spiegazione per quanto avvenuto venerdì sera a Wolmirstedt, in Germania. Un uomo ha attaccato diverse persone durante una serata organizzata in un'abitazione di questa cittadina per seguire la prima partita degli europei di calcio. E la polizia è ancora alla ricerca del movente.  Secondo la ricostruzione delle forze dell'ordine, un 27enne ha fatto irruzione in una casa, aggredendo le persone riunite nel patio per assistere al match tra Germania e Scozia. Ha colpito diverse persone con un "oggetto simile a un coltello". L'aggressore, di nazionalità afghana, ha ferito in modo grave una 50enne e un 75enne. Lievemente ferito un 56enne. Dopo l'arrivo della polizia, avrebbe aggredito anche gli agenti, che avrebbero aperto il fuoco. L'assalitore è poi morto in ospedale. E' anche accusato di aver ucciso un 23enne, anche lui afghano, prima delle aggressioni di venerdì sera. Per le autorità è importante fare "piena luce" sul movente.  Secondo un primo bilancio del ministro dell'Interno tedesco, Nancy Faeser, dall'introduzione dei controlli temporanei alle frontiere delle Germania, dove venerdì hanno preso il via gli Europei di calcio, sono state circa 900 le persone controllate in una settimana alle quali è stato impedito l'ingresso nel Paese. Faeser spiega che in sette giorni sono stati eseguiti 173 mandati d'arresto. Secondo la testata, tra il 7 e il 13 giugno sono stati rilevati 1.400 ingressi non autorizzati e a circa 900 persone è stato impedito l'ingresso in territorio tedesco.  "Questo dimostra che le nostre misure sono efficaci – ha detto il ministro – Vogliamo individuare e fermare il prima possibile i violenti in particolare". Per gli Europei sono schierati ogni giorno 22.000 agenti. "E' il dispiegamento più importante nella storia della polizia federale – dice Faeser – Proteggeranno i nostri confini, i nostri aeroporti e il traffico ferroviario". I controlli temporanei alle frontiere, scattati il 7 giugno, proseguiranno fino al 19 luglio. La finale degli Europei è prevista a Berlino il 14 luglio.    —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Eni: al via ‘Gazometro aperto’ ad Ostiense, visite guidate con il FAI

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(Adnkronos) – Eni inaugura la collaborazione con il Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano) aprendo al pubblico le porte del sito di proprietà che ospita il Gazometro di Roma Ostiense e lo fa con 5 appuntamenti domenicali da giugno a novembre 2024: un'occasione unica per entrare nel cuore del sito industriale e approfondirne passato, presente e futuro. Il Fondo per l’Ambiente Italiano supporta Eni nelle visite guidate. Con questa iniziativa Eni prosegue nel percorso di valorizzazione del processo di rigenerazione urbana di un’area di oltre 12 ettari, che negli ultimi anni ha visto la trasformazione di un luogo a vocazione industriale – l’ex Officina San Paolo (nome originario dell’area del Gazometro Ostiense) utilizzata nei primi del Novecento per la produzione e stoccaggio del gas per l'illuminazione di Roma – in un polo di innovazione tecnologica sostenibile.  Il Complesso Eni del Gazometro, che ospita il distretto di innovazione Road – Rome Advanced District, Joule – la Scuola di Impresa di Eni, Zero – l’acceleratore clean-tech del Fondo Nazionale Innovazione ed "Eni 2050 Lab" – il nuovo polo dedicato alle tecnologie di punta dell'area ricerca e sviluppo della società, rappresenta oggi, coerentemente con gli obiettivi e le strategie aziendali, una delle più significative trasformazioni urbane in atto nel quartiere Ostiense. Durante le visite guidate, non solo verrà ripercorsa la storia dell’area e il funzionamento dell’impianto nel secolo scorso, ma verranno anche raccontati il progetto di riqualifica ambientale portato avanti da Eni e le attività di sperimentazione avviate in campo scientifico, sociale, e culturale, come la recente collaborazione con Spazio Taverna che ha portato alla realizzazione della mostra “Energie Contemporanee, prima esposizione di 17 giovani artisti emergenti nell’ambito della rassegna “Arte al Gazometro”. Oltre alle giornate di apertura, il sito sarà visitabile anche durante grandi eventi come Videocittà – il Festival della Visione (dal 5 al 7 luglio) e Maker Faire Rome – The European Edition (dal 25 al 27 ottobre). L’iniziativa “Gazometro aperto” si estenderà per tutto il 2024 per un totale di 5 aperture straordinarie, con speciali visite guidate aperte a tutti e gratuite. E’ possibile prenotare la propria visita attraverso la piattaforma dedicata: enigazometro.it  Eni infatti, società integrata dell'energia, protagonista nello scenario della sicurezza energetica crede fermamente nel ruolo dell'innovazione in grado di accelerare la transizione verso un’energia sempre più sostenibile, investendo nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie in grado di supportare l'evoluzione del settore facilitando l'incontro e la collaborazione tra i principali player di innovazione del quadrante: dall’Università Roma Tre al Talent Garden, dal Naba ai principali incubatori e acceleratori di impresa.  Forte dell’iniziativa che ha portato in passato alla valorizzazione delle Saline Conti Vecchi nell’area di Assemini (alle porte di Cagliari) in Sardegna, si rinnova oggi la collaborazione con il Fai – Fondo per l’Ambiente Italiano, dal 1975 impegnato nella tutela e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano, per promuovere la conoscenza del Gazometro e del suo valore per la storia della città. A tale scopo Eni rende accessibile un luogo di straordinaria bellezza, avvalendosi dell’esperienza Fai per valorizzare il patrimonio architettonico e archeologico rappresentato dal Gazometro e dagli opifici circostanti. Il sito, infatti, simbolo della breve ma significativa parentesi industriale della città di Roma, è stato investito nel passato da un'importante funzione di produzione energetica ora diventa protagonista di una rigenerazione urbana nel segno dell’innovazione e della sostenibilità.  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

“Ti amiamo, Papà”, i principini debuttano sui social con Kate ‘fotografa’

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(Adnkronos) – "Ti amiamo, Papà. Buona Festa del Papà". Nel Regno Unito, all'indomani del Trooping The Colour, la terza domenica di giugno è la Festa del Papà e i principini George, Charlotte e Louis debuttano sui social con un post su X dedicato a William. Poche parole, seguite da due cuori rossi, firmate "G, C & L". E una foto scattata dalla principessa del Galles, Kate Middleton, tornata ieri in pubblico con la famiglia per la prima volta dopo mesi di assenza dopo l'annuncio di un tumore.  Lo scatto, pubblicato sull'account del principe e della principessa del Galles, ritrae William di spalle su una spiaggia, che abbraccia i figli. Il mare davanti a loro. Una foto realizzata, secondo Kensington Palace, durante un viaggio a Norfolk il mese scorso. Il post firmato dai tre principini è preceduto da quello firmato da William. Analogo. "Buona Festa del Papà", si legge con uno scatto di re Carlo giovanissimo con il principe ancora bambino. Una foto, sottolinea la Bbc, scattata il 12 giugno del 1984, quando ancora non era nato Harry. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Ucraina, Cremlino: “Putin non rifiuta negoziati, ma no accordi con Zelensky”

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(Adnkronos) – Il leader russo Vladimir Putin non rifiuta la possibilità di negoziati con l'Ucraina, ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non è la persona con cui sottoscrivere accordi. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in dichiarazioni riportate dai media russi. "Non è la persona con cui si possono stringere accordi scritti perché l'accordo sarebbe illegittimo", ha detto Peskov. Secondo Peskov "probabilmente un politico che pone gli interessi della patria al di sopra dei suoi, e anche dei suoi padroni, penserebbe a una proposta del genere". Ma, secondo Putin, "Kiev deve rinunciare all'adesione alla Nato" e "ritirare le sue truppe dai territori che ora fanno parte della Federazione russa".   —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Meloni al summit sull’Ucraina: “Uniti per aiutare Kiev”. Ma alcuni Paesi non firmano dichiarazione

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(Adnkronos) –
L'Italia ha fatto la sua parte" per aiutare l'Ucraina "e non intende smettere. Tuttavia dobbiamo unire tutti i nostri sforzi per aiutare Kiev a guardare verso il futuro". Lo sottolinea la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo oggi al summit per la pace in Ucraina al Buergenstock, un resort nel comune di Stansstad (Canton Nidvaldo), nella Svizzera centrale.  
Il comunicato finale, nel quale si legge che la Carta delle Nazioni Unite, "compresi i principi del rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità di tutti gli Stati, può e servirà come base per raggiungere una pace globale, giusta e duratura in Ucraina", esce tuttavia con l'approvazione della grande maggioranza dei Paesi che hanno partecipato ai lavori, ma con assenze di rilievo nel cosiddetto 'Sud globale'.   Rivolgendosi al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la premier assicura che "puoi continuare a contare su di noi, per tutto il tempo necessario". "Continueremo a fare ogni sforzo possibile – continua – per tenere tutti i partner internazionali impegnati, dato che anche loro stanno soffrendo le conseguenze globali di questo conflitto. Intendiamo fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per trasformare un futuro di pace e di liberà per l'Ucraina in realtà".  Meloni ricorda che "pace non significa resa, come il presidente Vladimir Putin sembra suggerire con le sue ultime dichiarazioni, non vuol dire confondere la pace con l'essere soggiogati. Ciò costituirebbe un precedente, pericoloso per tutti. La conferenza di oggi rappresenta un'iniziativa coraggiosa, che smantella una determinata narrativa, o propaganda". "Nessuno mette in dubbio l'assoluta importanza dei tre temi cruciali di interesse globale che abbiamo discusso oggi: sicurezza atomica, sicurezza alimentare e la dimensione umana, in particolare il ritorno dei bambini dispersi, che sono importanti per tutti noi". Aiutare l'Ucraina a difendersi dall'invasione russa, dice Meloni, significa "difendere il sistema di regole che tiene insieme la comunità internazionale e che protegge ogni nazione. Se l'Ucraina non avesse potuto contare sul nostro supporto, sarebbe stata costretta ad arrendersi e oggi non saremmo qui a discutere le condizioni minime per un negoziato".  Anche dalla discussione di oggi nel summit per la pace in Ucraina "c'è molto su cui possiamo costruire. E' esattamente quello che abbiamo fatto al vertice del G7 sotto la presidenza italiana, dove abbiamo appena raggiunto un accordo per fornire" all'Ucraina "circa 50 mld di dollari di sostegno finanziario aggiuntivo entro fine anno, facendo leva sui ricavi straordinari provenienti dai beni congelati alla Russia. E' un risultato estremamente significativo, il risultato di un grande lavoro di squadra fatto dai leader del G7", conclude.  
Non firmano il comunicato finale, non ancora pubblicato, una dozzina di Paesi, molti dei quali 'pesanti': Armenia; Brasile (partecipava come osservatore; ha circa 215 mln di abitanti); Colombia; Città del Vaticano (osservatore); India, il Paese più popoloso del mondo; Indonesia (oltre 275 mln di abitanti), il più grande Paese musulmano del mondo; Libia; Messico (127 mln di abitanti); Arabia Saudita; Repubblica Sudafricana; Thailandia; Emirati Arabi Uniti. Lo firma, invece, la Turchia, il Paese che forse più di ogni altro ha svolto finora un ruolo di mediazione nel conflitto (con il comunicato di Istanbul della primavera del 2022, Russia e Cina andarono vicini ad un accordo, come ha documentato Foreign Affairs).  La Cina, che è il secondo Paese più popoloso del pianeta dopo l'India, non ha partecipato alla conferenza. Oltre a un'ottantina di Paesi, tra cui tutti quelli dell'Ue (incluse Ungheria e Slovacchia), firmano il comunicato finale le tre istituzioni Ue (Consiglio Europeo, Commissione e Parlamento) e il Consiglio d'Europa, organizzazione non Ue con sede a Strasburgo. "Il fatto che la grande maggioranza dei Paesi abbia approvato il comunicato indica che cosa può ottenere il lavoro diplomatico", dice la presidente della Confederazione Svizzera Viola Amherd, al termine del summit. "Date le differenti posizioni di partenza – continua Amherd — è un successo che si sia trovato" un terreno comune su alcuni temi. La Russia "ha fatto di tutto perché i leader non arrivassero" a partecipare al summit per la pace di Buergenstock, in Svizzera, ma i leader hanno partecipato ugualmente, sottolinea Zelensky. "Il successo più grande per noi è la fine della guerra". La conferenza di "oggi è il primo passo" verso quell'obiettivo, "ma piuttosto potente". Siamo in guerra, non abbiamo tempo per lavori prolungati. Muovere verso la pace significa agire velocemente. I preparativi dureranno mesi, non anni. Quindi, quando i piani di azione per la pace e ogni passo è stato compiuto, apriremo un secondo summit per porre fine a questa guerra, per una pace giusta e duratura. Questo summit dice che il sostegno internazionale non si sta indebolendo, è forte", aggiunge. Gli aiuti militari ricevuti dall'Ucraina "erano sufficienti a vincere la guerra? No. Sono arrivati in ritardo? Sì". Comunque, aggiunge, sono attesi altri "pacchetti" di aiuti militari e "lavoriamo per rafforzarli". In Ucraina "noi non abbiamo il problema della stanchezza, ma della sopravvivenza, perché Putin è venuto per distruggerci". Vladimir Putin, continua, "non si fermerà in Ucraina. Andrà avanti, credetemi, e allora tutti penseranno, in Europa, alla sopravvivenza e all'emigrazione", conclude. "Non abbiamo problemi" con il fatto che anche la Russia deve essere coinvolta in eventuali negoziati di pace, poiché "è chiaro che, per mettere fine alla guerra, bisogna avere entrambe le parti al tavolo. Il mio lavoro e la priorità del presidente Volodymyr Zelensky è portare l'Ucraina al tavolo nella posizione più forte possibile", ha detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, a margine del summit.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)