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Istat: scende la fiducia delle imprese dei servizi e del commercio

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Secondo il rapporto pubblicato dall’Istat, nel mese di novembre l’indice destagionalizzato del clima di fiducia scende sia nelle imprese dei servizi, sia in quelle del commercio al dettaglio. In particolare, l’indice cala da 87,4 a 85,0 per le prime e da 91,9 a 91,0 per le seconde.

Nei servizi peggiorano i giudizi e migliorano le attese sugli ordini; si deteriorano anche le attese sulla situazione economica in generale.

Diminuiscono i saldi relativi ai giudizi sull’occupazione e sull’andamento degli affari. Restano stabili le attese sul mercato del lavoro; scende il saldo delle attese sulla dinamica dei prezzi di vendita.

Nel commercio l’indicatore scende da 89,2 a 85,0 nella grande distribuzione e sale da 96,3 a 99,8 in quella tradizionale.

In questo settore peggiorano ulteriormente i giudizi e le attese sulle vendite; diminuisce il saldo relativo alle scorte di magazzino.

Alessandria: soldi di soste e biglietti bus per saldare stipendi ai dipendenti ATM

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Riceviamo e pubblichiamo

Sono consapevole che la comunicazione sia una cosa importantissima, ma non credo sia corretto che una Società Partecipata come l’ATM Spa non perda occasione per mettere in evidenza polemicamente il socio di maggioranza che con la crisi che ha investito il Comune di Alessandria e tutte le Amministrazioni Comunali italiane fa di tutto per arrivare puntuale alle scadenze previste con tutti i lavoratori in merito all’erogazione degli stipendi.
Esistono altri modi di politica aziendale per una Spa, quale l’ATM, per confrontarsi con chi di dovere, senza creare allarmismo e malumore tra i lavoratori che svolgono il proprio servizio ed i loro famigliari.
Mi permetto in questa occasione, dopo essere stato in silenzio per un po’ di tempo, e non per non aver nulla da eccepire nella politica aziendale della Società ATM, di intervenire quale Assessore con delega ai Trasporti per esprimere alcune osservazioni di indirizzo.
Il Presidente del Consiglio di Amministrazione ATM Giampaolo Cabella, dichiara a mezzo stampa del 26 u.s., che per sopperire alla mancanza di liquidità aziendale per far fronte agli impegni nei confronti dei lavoratori, dovrà usufruire degli incassi della vendita dei biglietti bus e parcheggi (Piazza Libertà, via Parma, Parcheggio Rovereto e proventi della sosta a tariffazione).
Lo stesso dichiara inoltre che tale incasso dei parcheggi si aggira intorno ai
€ 20.000 al giorno. Moltiplicando tale importo per 26 giorni lavorativi si totalizzano
€ 520.000 mensili. Nella corretta gestione di politica amministrativa di una qualunque azienda, al primo posto viene il pagamento degli stipendi ai propri dipendenti.
Solo in seconda battuta si può chiamare in causa il socio di maggioranza per tutte le attività disciplinate dai contratti di servizio.
Sicuramente la Regione Piemonte e la Provincia di Alessandria hanno ritardi cospicui verso l’intero scenario del Trasporto Pubblico Locale, e quindi nei confronti del Comune di Alessandria, il che va ad aggravare una situazione già stridente.
Per dare modo all’ATM di aumentare gli incassi, sarebbe opportuno una volta per tutte, che venissero adottati i suggerimenti dell’Amministrazione Comunale nella persona dell’Assessore ai Trasporti Serafino Vanni Lai, cercando di limitare l’evasione sul trasporto pubblico locale attraverso un’efficace attività sanzionatoria volta a scoraggiare i trasgressori. Questo sarebbe anche una dimostrazione di giustizia sociale e di equità nei confronti di quei cittadini che pagano regolarmente il servizio pubblico.
Penso pertanto che da parte di ATM Spa si evidenzi una forte mancanza di capacità di confronto che diventa strumento lanciato come grido d’aiuto ai media, volto unicamente per screditare il socio di maggioranza.
In questa occasione mi viene bene prendere a prestito, indegnamente, la frase del Presidente Emerito Giulio Andreotti “… a pensare male si fa peccato, ma ci si azzecca..”.

Assessore ai trasporti al comune di Alessandria
Serafino Vanni Lai

Responsabilità civile dei magistrati: la Corte Europea condanna l’Italia.

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Secondo la sentenza n° C-379/10 del 24.11.2011 nella causa Commissione / Italia emessa dalla Corte Europea Di Giustizia, che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile riportare per favorirne la divulgazione, la Corte europea ha condannato l’Italia perché la responsabilità civile dei magistrati non dovrebbe limitarsi solo ai casi di “dolo o colpa grave”. È contraria al diritto dell’Unione la legge italiana sulla responsabilità civile dei magistrati per i danni arrecati ai singoli a seguito di violazione del diritto medesimo.

L’esclusione ovvero la limitazione della responsabilità dello Stato ai casi di dolo o di colpa grave è contraria al principio generale di responsabilità degli Stati membri per violazione del diritto dell’Unione da parte di un organo giurisdizionale di ultimo grado.

Il diritto dell’Unione impone agli Stati membri di risarcire i danni arrecati ai singoli a seguito di violazioni del diritto dell’Unione ad essi imputabili, a prescindere dall’organo da cui tale danno sia scaturito – principio che trova parimenti applicazione nel caso in cui la violazione sia commessa dal potere giudiziario.

La necessità di garantire ai singoli una protezione giurisdizionale effettiva dei diritti che il diritto dell’Unione conferisce loro implica che la responsabilità dello Stato possa sorgere per violazione del diritto dell’Unione risultante dall’interpretazione di norme di diritto da parte di un organo giurisdizionale di ultimo grado.

Nella specie, la Commissione sostiene che la legge italiana sul risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e sulla responsabilità civile dei magistrati 1 è incompatibile con la giurisprudenza della Corte di giustizia relativa alla responsabilità degli Stati membri per violazione del diritto dell’Unione da parte di un proprio organo giurisdizionale di ultimo grado.

L’istituzione contesta all’Italia, da un lato, di avere escluso qualsiasi responsabilità dello Stato per i danni causati a singoli qualora la violazione del diritto dell’Unione derivi da un’interpretazione di norme di diritto o dalla valutazione di fatti e di prove effettuata da un siffatto organo e, dall’altro, di aver limitato, in casi diversi dall’interpretazione di norme di diritto o dalla valutazione di fatti e di prove, la possibilità di invocare tale responsabilità ai soli casi di dolo o colpa grave.

Sull’esclusione della responsabilità dello Stato

La Corte rileva anzitutto che la legge italiana esclude in via generale la responsabilità dello Stato nei settori dell’interpretazione del diritto e della valutazione di fatti e di prove.

Orbene, come la Corte ha già avuto modo di affermare 2, il diritto dell’Unione osta ad una siffatta esclusione generale della responsabilità dello Stato per i danni arrecati ai singoli a seguito di una violazione del diritto dell’Unione imputabile a un organo giurisdizionale di ultimo grado qualora tale violazione risulti dall’interpretazione di norme di diritto o dalla valutazione di fatti e di prove operata dall’organo medesimo.

Inoltre e in particolare, la Corte rileva che l’Italia non ha dimostrato che la normativa italiana venga interpretata dai giudici nazionali nel senso di porre un semplice limite alla responsabilità dello Stato e non nel senso di escluderla.

La Corte rammenta che uno Stato membro è tenuto al risarcimento dei danni arrecati ai singoli per violazione del diritto dell’Unione da parte dei propri organi in presenza di tre condizioni: la norma giuridica violata dev’essere preordinata a conferire diritti ai singoli, la violazione dev’essere sufficientemente caratterizzata e tra la violazione dell’obbligo incombente allo Stato e il danno subìto dal soggetto leso deve sussistere un nesso causale diretto.

La responsabilità dello Stato per i danni causati dalla decisione di un organo giurisdizionale nazionale di ultimo grado è disciplinata dalle stesse condizioni. In tal senso, una «violazione sufficientemente caratterizzata della norma di diritto» si realizza quando il giudice nazionale ha violato il diritto vigente in maniera manifesta 3. Il diritto nazionale può precisare la natura o il grado di una violazione che implichi la responsabilità dello Stato ma non può, in nessun caso, imporre requisiti più rigorosi.

Orbene, la Corte di giustizia rileva che la Commissione ha fornito sufficienti elementi volti a provare che la condizione della «colpa grave», prevista dalla legge italiana, come interpretata dalla Corte di Cassazione italiana, si risolve nell’imporre requisiti più rigorosi di quelli derivanti dalla condizione di «violazione manifesta del diritto vigente». Per contro, l’Italia non è stata in grado di provare che l’interpretazione di tale legge ad opera dei giudici italiani sia conforme alla giurisprudenza della Corte di giustizia.

In conclusione, la Corte rileva che la normativa italiana, laddove esclude qualsiasi responsabilità dello Stato per violazione del diritto dell’Unione da parte di un organo giurisdizionale di ultimo grado, qualora tale violazione derivi dall’interpretazione di norme di diritto o dalla valutazione di fatti e di prove effettuate dall’organo giurisdizionale medesimo, e laddove limita tale responsabilità ai casi di dolo o di colpa grave, è in contrasto con il principio generale di responsabilità degli Stati membri per la violazione del diritto dell’Unione.

Credito: siglato accordo banche – imprese su impieghi scaduti.

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Dal 2012 il credito alle imprese viene classificato come deteriorato dopo 3 mesi invece degli attuali 6. ABI, Alleanza delle cooperative, Assoconfidi, Confagricoltura, Confedilizia, Cia, Coldiretti, Confapi, Confindustria, Rete imprese Italia pronte a lavorare insieme per attenuare l’impatto dei nuovi termini per la segnalazione degli sconfinamenti bancari (past due). In campo informazioni, assistenza ed anche soluzioni personalizzate e forme tecniche di finanziamento sostitutive.
È stato firmato il Protocollo d’intesa “Comunicazione alle imprese sull’entrata in vigore dei nuovi termini per la segnalazione degli sconfinamenti bancari (past due)” per mitigare l’effetto dei più ristretti termini. Hanno aderito all’accordo ABI, Alleanza delle Cooperative italiane, Assoconfidi, Confagricoltura, Confedilizia, CIA, Coldiretti, Confapi, Confindustria e Rete Imprese Italia.
Al 1° gennaio 2012 per il credito alle imprese le banche italiane dovranno segnalare gli sconfinamenti dopo 90 giorni, invece che dopo gli attuali 180. Al termine di quest’anno scade infatti la deroga temporanea prevista da Basilea 2. Per il credito retail e verso gli enti pubblici resta invece in vigore la deroga permanente, che permette alle banche che utilizzano sistemi di rating interni di continuare a segnalare gli sconfinamenti dopo 180 giorni. Per il credito retail, Basilea 3, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2013, prevede l’abolizione di questa deroga permanente. Si tratta di un’ipotesi non immediata, mentre è molto vicino il 1° gennaio 2012 e la disposizione per cui le banche segnaleranno i past due dopo 90 giorni di sconfinamento continuativo.
Se dal 1 gennaio 2012 per le imprese saranno segnalati tra i crediti deteriorati gli sconfinamenti bancari superiori a 90 giorni sono evidenti i riflessi che possono scaturirne. Di qui il lavoro comune di banche e imprese, insieme alle loro Associazioni.
Con la sigla del Protocollo vengono messi in campo strumenti informativi e di supporto alle imprese, perché siano preparate alle nuove regole. Le banche che aderiranno all’iniziativa “si impegnano ad esaminare tempestivamente le posizioni delle imprese”. L’accordo prevede anche che: “ferma restando la piena autonomia della banca nella valutazione del merito creditizio dell’impresa, l’esame mirerà a valutare le effettive necessità finanziarie delle imprese e il rapporto fra le linee accordate e gli utilizzi, nonché ad evidenziare gli sconfinamenti sopra la soglia di rilevanza, focalizzando l’attenzione sull’entità e la durata dei medesimi”. Il Protocollo stabilisce anche la possibilità di interventi ad hoc, considerando di “valutare insieme all’impresa cliente eventuali soluzioni personalizzate per il rientro dagli sconfinamenti, anche ricorrendo a forme tecniche di finanziamento sostitutive”.
L’impegno di tutti è diretto ad evitare che l’applicazione delle disposizioni previste da Basilea provochi penalizzazioni per le banche e le imprese, già messe a dura prova dalla crisi.

Irpef: riduzione dell’acconto anche per cedolare secca e regime dei “minimi”

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Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 novembre 2011, che prevede, tra l’altro, il differimento del versamento di 17 punti percentuali dell’acconto Irpef dovuto per il periodo d’imposta 2011, si applica anche al versamento della seconda o unica rata dell’acconto della “cedolare secca” sugli affitti e dell’imposta sostitutiva dovuta da coloro che applicano il cosiddetto regime dei “minimi”.

Ne consegue che, entro il 30 novembre 2011:

– &nbs p; per i contribuenti minimi tenuti al versamento dell’imposta sostitutiva dell’Irpef, pari al 20 per cento, la misura dell’acconto si riduce dal 99% al 82% dell’imposta dovuta per il 2010;

– per i contribuenti tenuti al versamento della cedolare secca sugli affitti, la misura dell’acconto si riduce dal 85% al 68% dell’imposta dovuta per il 2011.

La differenza sarà versata a giugno del 2012.

Per i contribuenti tenuti al versamento in due rate, la seconda rata, da versare entro il 30 novembre 2011, può essere rideterminata scomputando dall’acconto dovuto per il 2011 l’importo della prima rata già versata.

Ai contribuenti che hanno già effettuato il versamento applicando le percentuali in misura piena, compete un credito di imposta di importo corrispondente al maggior acconto versato.

Crisi: al via oggi il Btp day

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Si uniscono all’ABI anche Aiaf, Assiom Forex e Assosim nel sostegno all’iniziativa per agevolare i cittadini ad investire in titoli di Stato italiani. Le banche che aderiscono consentiranno ai propri clienti di acquistare titoli del debito pubblico, rinunciando alle commissioni. Famiglie, imprenditori o imprese, possono beneficiarne. Sono esclusi solo gli investitori istituzionali.
Cresce l’adesione al Btp day. Insieme all’ABI, il cui Comitato esecutivo ha aderito alla proposta, hanno deciso di dare il proprio appoggio anche l’Associazione italiana degli analisti finanziari (Aiaf), l’Associazione degli operatori dei Mercati Finanziari (Assiom Forex) e l’Associazione italiana intermediari finanziari (Assosim). L’obiettivo è dare un chiaro segnale del proprio impegno per l’Italia. L’investimento in titoli di Stato da parte dei cittadini può essere un contributo importante per dimostrare la fiducia che gli italiani hanno nel proprio Paese. Investire in titoli di Stato italiani in questo momento può aiutare a migliorare l’aspettativa complessiva che i mercati hanno nei confronti dell’Italia.
L’Associazione bancaria ha lanciato l’idea di raddoppiare il Btp day, prendendo in considerazione due giorni, il 28 novembre 2011 per l’acquisto di titoli già in circolazione e il 12 dicembre 2011 per i titoli di nuova emissione, in particolare i BOT.
Il prossimo lunedì 28 novembre, le banche che aderiscono all’iniziativa consentiranno ai propri clienti di investire in titoli del debito pubblico, rinunciando alle commissioni. Famiglie, imprenditori o imprese, possono beneficiarne. Sono esclusi solo gli investitori istituzionali. Il 28 novembre l’iniziativa si riferisce al mercato secondario, cioè ai titoli già emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che circolano sul mercato tra i risparmiatori, gli investitori e gli intermediari.
Sull’acquisto di questi titoli i clienti non pagheranno le commissioni normalmente previste sulle sole operazioni di acquisto di titoli di Stato già in circolazione, eseguite oggi sui mercati (come per esempio il Mot di Borsa Italiana, il TLX o l’Hi-MTF) o fuori da tali mercati non verranno applicate le commissioni di negoziazione, nè altre spese connesse alla compravendita dovute alla banca. Per chi già ha un deposito titoli presso la propria banca, non sono previste altre spese. Se, invece, un cliente non ha mai operato in titoli dovrà aprire un deposito titoli. Le spese e gli oneri, anche di natura fiscale, connessi con il deposito titoli non rientrano nell’iniziativa e rimangono a carico del cliente.
L’iniziativa del 28 novembre si applica a tutti i titoli di Stato italiani già emessi e che sono quindi in circolazione. Come, ad esempio, i Buoni Ordinari del Tesoro (BOT), i Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), i Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ), i Certificati di Credito del Tesoro (Cct / Ccteu) e i Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’Inflazione Europea (BTP€i). Sono inclusi anche i titoli di Stato Italiani emessi sui mercati esteri.

L’incredibile bluff propagandistico del governo di Mario Monti

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La nuova manovra del salvifico governo tecnico italiano, presieduto da Mario Monti, sta lentamente prendendo forma. Ed è una manovra tutta centrata sull’aumento delle tasse. In un paese già reso esangue da una delle pressioni fiscali più alte al mondo, il governo tecnico fa una scelta puramente politica, quella stessa scelta che ci ha portato sull’orlo (o forse oltre) del baratro: prendere soldi dalle tasche dei cittadini. Quello che alla gente non viene detto è che, a fonte dell’ennesimo incremento fiscale il bilancio italiano vede una montagna di spese correnti, ben 362 miliardi di euro per il 2012. Ed è mai possibile che su 362 miliardi di spesa non si riesce a fare un taglio del 5%, ossia un taglio che farebbe risparmiare ai contribuenti italiani ben 18 miliardi di euro? Peraltro in questo enorme agglomerato ci sono i costi della politica: basti pensare che solo Camera e Senato costano al contribuente italiano qualcosa come un miliardo di euro. Insomma il governo bocconiano (qualcuno ha parlato anche di vicinanza con la massoneria laica) che soluzione adotta? Drena liquidità dalle famiglie (l’imposta sulle case deve essere pagata con flussi di danaro fresco, non certo con pezzi di mattone) e tassa i consumi (aumento Iva) ossia colpisce le famiglie e i cittadini più deboli (l’imposta sui consumi come l’Iva è tecnicamente regressiva, cioè fa più male a chi ha meno reddito). Inoltre rinvia le pensioni, che è un altro aumento di tasse mascherato. In pratica prima con i contributi previdenziali avevi una controprestazione ad un certo tempo, oggi con gli stessi contributi prendi la pensione più tardi. E quindi i contributi sono stati tassati perché valgono meno. Forse ha ragione Maroni a dire che a mettere le tasse non c’è bisogno di un governo tecnico. Ma le colpe di questo stato di cose sono tutte della politica italiana (incluso il governo di cui lui faceva parte) che non si è mai voluta assumere la responsabilità di affrontare il cancro di una spesa pubblica mostruosa, improduttiva e che ingrassa essenzialmente i ceti politici e i loro ammennicoli amministrativi. Oggi abbiamo un governo dei poteri forti, delle grandi istituzioni finanziarie e la politica si prepara senza colpo ferire a rioccupare il potere come se nulla fosse una volta che i bocconiani ci hanno allentato l’ennesima mazzata sui denti. E i bocconiani sanno fare bene il loro lavoro. Con la scusa della lotta all’evasone fiscale si sono inventati la tracciabilità dei pagamenti sino a 300 euro. Sapete questo cosa significa? Miliardi di pagamenti tramite bancomat, carte di credito, assegni e bonifici, ossia una manna dal cielo per le banche italiane che potranno incassare dai cittadini miliardi di euro di commissioni. E risanare così bilanci devastati dalle speculazioni finanziarie e dai compensi al top managament (6 milioni di euro l’anno ad esempio per l’attuale ministro allo sviluppo Corrado Passera, ieri amministratore delegato di Banca Intesa). Si tratta di uno spettacolo indegno e che suscita indignazione. La cosa strana però è che al momento tutti stanno troppo zitti, nessuno comprende la mostruosità della situazione, la sua radicale ingiustizia. E soprattutto non si comprende che è una situazione che viene raccontata in modo radicalmente diversa da come è in verità, una propaganda che neanche il nazista Goebbels avrebbe mai potuto realizzare con così tanto successo.

Termini Imerese: MSE, passo in avanti su riconversione stabilimento

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Passo in avanti per la conclusione dell’accordo sulla riconversione industriale dello stabilimento siciliano di Termini Imerese: nel corso dell’ incontro di sono state infatti approfondite e condivise le questioni ancora aperte la cui soluzione è necessaria ai fini dell’intesa.

Il Tavolo di confronto si è svolto nella sede del dicastero di via Veneto, alla presenza dei tecnici del Ministero dello Sviluppo Economico, della FIAT, delle organizzazioni sindacali, della Regione Siciliana e dell’advisor Invitalia.

Più in particolare, si è convenuto che l’incentivazione sarà disponibile unicamente per quei lavoratori che matureranno il diritto al pensionamento nel corso di vigenza degli ammortizzatori sociali. FIAT inoltre continuerà ad approfondire le voci che compongono il costo complessivo della collocazione in mobilità.

Al tempo stesso, le organizzazioni sindacali si impegneranno ad individuare il numero dei lavoratori potenzialmente interessati all’incentivo, mentre le istituzioni verificheranno ogni possibile sostegno alla positiva conclusione della vertenza.

In vista della fase conclusiva del negoziato, un nuovo incontro è previsto il prossimo mercoledì 30 novembre alla presenza anche dei tecnici del ministero del Lavoro.

Dr Motors sbarca a Termini Imerese, giovedì la fima- Di Pietro attacca

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Dr Motors conferma i piani per Termini Imerese con un piano industriale proiettato sino al 2017. Questo la sintesi della lunga mediazione con la Fiat (che ha chiuso i propri impianti nel sito produttivo) da parte del Ministro per lo sviluppo economico, Passera. L’accordo si è concluso con la previsione della mobilità incentivata per 640 lavoratori di Termini Imerese che riceveranno un bonus medio di 460 euro mensili per l’accompagnamento alla pensione. L’incentivo che sarà uguale per tutti (indipendentemente se operai o impiegati) al massimo, per chi farà 4 anni di mobilità, sarà pari a 22.850 euro. Dr Motor è chiamata a rendere definitivo l’accordo siglando giovedì prossimo al Ministero dello sviluppo economico siglando il proprio progetto industriale.Un piano di investimenti da 110 milioni per produrre 60mila auto a regime (nel 2017), con 1.312 assunzioni in 4 anni, le prime 241 nel 2012. Con l’organico Fiat ridotto di 640 unità, rispetto alle attuali 1.566, l’operazione sembrerebbe fattibile. Tra le ipotesi per il segmento d’attività relativo allo stampaggio di plastica della Magneti Marelli trasferito a Termini Imerese (150 addetti), si pensa alla creazione di una società ad hoc da parte Di Risio che potrebbe chiedere l’attivazione della legge 181/89 sul rilancio delle aree industriali con il coinvolgimento nel capitale di Invitalia. Punto fondamentale della strategia di Dr Motor sarà l’importazione di scocche e componenti dalla Cina: le fasi finali e l’assemblaggio delle vetture saranno effettuate nel sito siciliano. La fabbrica produrrà una citycar, la Dr1, una compatta (Dr2), una vettura del segmento C (quello della Volkswagen Golf) derivata dalla Chery A3, il Suv Dr5 in versione rinnovata . Scettico Antonio Di Pietro che ha puntato l’indice contro il ministro Corrado Passera. “Quali scambi inconfessabili sono avvenuti, in queste ore – ha dichiarato il leader dell’Idv – tra il ministro Passera e l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne”. E non fa sconti nemmeno all’imprenditore molisano. Di Pietro afferma che l’imprenditore Massimo Di Risio, “non paga da mesi i suoi dipendenti d’azienda in Molise”. ”Oggi si celebra il funerale di Termini Imerese – ha attaccato Di Pietro -. La Fiat chiude e se ne va. L’imprenditore Di Risio, che ha promesso mari e monti e che è stato presentato dal ministero dello Sviluppo economico, non paga da mesi i suoi dipendenti d’azienda in Molise”.

Agevolazioni/ arrivano i contributi per l’efficienza energetica degli edifici e delle utenze pubbliche

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Con Deliberazione direttorale n. 858/2011 è stata predisposta un’ulteriore proroga per la presentazione delle domande a valere sull’Avviso rivolto alle amministrazioni comunali e agli altri enti pubblici della Regione Molise per il finanziamento di progetti finalizzati a ridurre i consumi energetici e l’inquinamento ambientale nel territorio regionale, attraverso il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e delle utenze energetiche pubbliche o ad uso pubblico.
Inoltre, nel provvedimento di proroga è stata inserita la precisazione in base alla quale, il cumulo dei contributi, in tutte le forme previste dalla normativa vigente, con conseguente riduzione del contributo a fondo perduto nella misura corrispondente all’incentivo derivante da altre normative, deve ritenersi applicato ad entrambe le categorie di interventi previste dal suddetto bando.

Importo:
L’investimento complessivamente proposto non potrà avere un costo inferiore ad Euro 40 mila.

Scadenze:

La data di scadenza per la presentazione delle domande è stata prorogata al 14 dicembre 2011.

Info:
terminus2006@libero.it

Sede Campobasso:
via Duca D’Aosta, 81
Tel: 0874/418684
Sede Termoli:
Via Asia – 86039
Tel: 0875/81419